MILANO – È una mattina come tutte le altre in una scuola di Bruxelles. I ragazzi si ritrovano nell’atrio per chiacchierare, si preparano alla giornata sui banchi con qualche lamentela su compiti e interrogazioni, ridono e scherzano. Ma a un certo punto iniziano gli spari. Eden e Abel una volta entrati nell’edificio tirano fuori due pistole e iniziano a sparare, un po’ alla rinfusa, senza un piano preciso, gridando vendetta e purificazione agli infedeli dell’Occidente. E uno a uno cadono i loro coetanei. Poi, Abel apre la giacca e si fa esplodere con la bomba che aveva addosso. Quella che Alessandro Tonda racconta nella sua opera prima, The Shift – con Clotilde Hesme, Adamo Dionisi e Adam Amara –, è una tragedia che abbiamo imparato a conoscere bene e di cui ci portiamo i segni ancora oggi.
Dall’altro lato della città i paramedici Isabel e Adamo hanno appena finito il loro turno, ma una chiamata dalla centrale manda tutte le ambulanze alla scuola. Per un crudele scherzo del destino, caricano sulla loro ambulanza Eden, che ha bisogno di cure ma ha ancora l’altra bomba attaccata a sé. Per i due paramedici inizia così una corsa contro il tempo, perché il ragazzo riprende coscienza e minaccia di far partire anche il secondo detonatore. Alessandro Tonda non punta il dito e non realizza un film politico, il suo intento è un altro. Nel nostro viaggio di un’ora e venti su quell’ambulanza con i suoi protagonisti, vediamo fino a che livello si può spingere l’indottrinamento religioso, quel lavaggio del cervello spostato vero l’estremismo, che sulle menti fragili dei più giovani può avere effetti devastanti.
Eden parla di soldati e di guerra santa, di crimini dell’Occidente contro il suo popolo e dei musulmani che non sembrano accorgersene, recita preghiere per darsi coraggio e compiere il gesto estremo. Parole che stonano in bocca a un ragazzo, che per tutti sognava di diventare un calciatore. Ha paura ed è spaesato perché il piano non è andato liscio e lui è ancora vivo. Mentre nella città parte una caccia all’uomo per trovarlo, è Isabel che tenta di escogitare un piano per fare in modo che non possa azionare quella bomba. Ma come si fa a ragionare con un adolescente il cui indottrinamento ha cancellato qualsiasi traccia di innocenza ci fosse in lui? Anche i suoi genitori stentano a crederci e sono disperati: non hanno idea che il campo sportivo dove si allenava è anche la base dell’uomo che ha organizzato l’attentato e li ha reclutati.
C’è tanto nel sorprendente debutto alla regia di Alessandro Tonda. Racconta una storia di persone vere; vere paure e veri pregiudizi, la rabbia di un’Europa sotto attacco, evita risposte o giudizi – che sarebbero comunque impossibili da dare senza cadere nell’ipocrisia – e preferisce guardare in faccia il fondamentalismo. In qualche modo, parte dagli stessi presupposti dell’Età giovane dei Dardenne, che si muoveva nello stesso territorio The Shift, nella sua regia cruda e intensa, cerca però anche un’altra via: “Dedicato a tutti coloro che combattono senza armi”. Sono le parole gentili di Isabel, e non le armi delle forze speciali di polizia pronte a sparare. Utopia, forse, perché sappiamo che non sempre è possibile vincere una guerra solo parlando. Tuttavia lo possiamo sperare.
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Qui una clip in esclusiva del film:
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