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La solitudine dei numeri primi | L’apparizione di Terrence Malick e la rilevanza di Cannes

Il regista spunta improvvisamente in sala alla fine di A Hidden Life, ma il suo enigma rimane intatto

L'inattesa apparizione di Terrence Malick a Cannes.

CANNES – Come un’apparizione, quasi una visione ai limiti della divinità per decine di persone cresciute con il suo cinema, Terrence Malick a un certo punto è spuntato tra le sedie del Palais alla fine della proiezione del suo nuovo film, girato anche in Italia: A Hidden Life. Il papillon storto, le gote rosse, i capelli lievemente arruffati, Malick – che ha 75 anni – è uscito dal suo esilio volontario per un attimo, concedendosi agli applausi e agli sguardi della gente che continuava a stroppiciarsi gli occhi. «C’est pas possible», «c’est pas possible» mormoravano adepti cinefili, estremisti fedeli alla setta Malick, giovani ma da anni già con La rabbia giovane incisa in testa.

Ovviamente nessun photocall o conferenza stampa (a quella c’erano gli attori, ve lo abbiamo raccontato qui), ma l’apparizione è stata abbastanza per scuotere un festival che in realtà dal primo giorno è in attesa febbrile di Tarantino, unico vero evento. Una visione simbolica, un frammento in una rassegna che ha l’ossessione della rilevanza, segnata da starlette e giornalisti con iPhone sempre in mano, con addosso l’ossessione non solo dell’esserci, ma del far sapere a tutti di esserci. Perché alla fine non conta nulla stare qui se gli altri non sanno che tu stai qui.

Uno scatto di Malick alla fine della proiezione.

In questo contesto ecco Malick, Malick come Salinger e Dylan, Malick eterno enigma, Malick genio capace di capolavori assoluti e inutilità totali, di far piangere e far arrabbiare gli spettatori allo stesso modo, da La sottile linea rossa a Song to Song passando per quella meraviglia che fu The Tree of Life (e chissà che in questi giorni non si ritrovi con Brad Pitt in qualche angolo di Croisette). La Fox Searchlight ha già acquistato A Hidden Life per 14 milioni di dollari, lo porterà fino agli Oscar, dove forse questa volta potrebbe arrivare fino in fondo (The Tree of Life si fermò a tre nomination).

Ma quella è un’altra storia, qui invece si racconta la parabola dell’enigma svelato, di un uomo che esce dalla reclusione solo per un momento dimostrando(ci) che si può vivere bene anche senza apparire sempre e comunque: in un passaggio storico segnato ossessivamente da Instagram e da milioni di foto completamente inutili (possiamo dirlo? Sì, grazie), da #hashtag e smartphone incollati perennemente alla mano, Malick è riuscito a ingannare tutti: non c’era quando lo aspettavano e invece c’era quando nessuno ci sperava più, fedele alla frase che faceva dire a Sean Penn in The Tree of Life: «Ma come facciamo a sapere, se non osserviamo?». Cinéma vérité.

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