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La guerra generazionale di Seven Days War e la forza dell’essere fedeli a sé stessi

Sette ragazzi, sette giorni e una ribellione contro gli adulti: ecco cos’è il film anime Seven Days War

seven days war

MILANO – Siamo in una piccola città del Giappone, lontana dalla modernità e la frenesia di Tokyo. Qui, un gruppo di adolescenti della stessa classe vive le loro vite. Ci sono tutte le componenti di quelli che possono essere i caratteri di un gruppo di amici: c’è Mamoru, il ragazzo timido e introverso, c’è Ayo, la ragazza dolce e gentile ammirata da tutti con le sue amiche, Kaori e Saki, ci sono Soma e Hiro, il ragazzo popolare e lo studioso accanito. Sono loro i protagonisti di Seven Days War, il film anime diretto da Yuta Murano che potete vedere su CHILI. Con Takumi Kitamura, Riye Miyazawa, Tatsuhisa Suzuki e, al doppiaggio italiano, alcune voci note come Laura Cherubelli e Giuseppe Palasciano, Seven Days War è principalmente un film di formazione, raccontato attraverso una vera e propria guerra generazionale.

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I protagonisti di Seven Days War

Sette ragazzi nascosti in una fabbrica abbandonata appena fuori città, perché al gruppo si aggiunge Malet, un clandestino thailandese rifugiatosi nella fabbrica per sfuggire alla polizia e che spera di ritrovare i suoi genitori. Hanno sette giorni di spensieratezza, sette giorni per vivere liberamente in modo diametralmente opposto a come vivono i grandi. A prima vista non hanno nulla in comune, ma guardando bene, tutti hanno una profonda avversione per il mondo degli adulti. Quel mondo fatto di decisioni, obblighi e sottomissioni che i ragazzi non capiscono e, soprattutto, non accettano. Quando la polizia tenta di fare irruzione nella fabbrica, il gruppo si inventa fantasiosi stratagemmi per cacciarli, ma il video della giornata – diventato virale – cambia le carte in tavola.

La fabbrica abbandonata di Seven Days War

Sono diversi i temi che Seven Days War tocca, dall’accettazione all’inclusione, fino all’onestà e la gogna mediatica, forse trattati un po’ superficialmente, ma che comunque rendono il film un insieme piacevole. Una volta riconosciuti i loro volti, sui social si scatena un’accesa discussione sul loro conto, e vengono messi a nudo, davanti agli occhi del mondo, i loro segreti. Forte e assillante durante tutto il film è il contrasto tra gli adulti e i giovani, uno dei mantra più ricorrenti è “Comportati come un adulto”, obbedisci ai superiori, sorvola sulle ingiustizie che non ti vanno giù, esegui i tuoi compiti. Ma in questo i ragazzi non ci stanno, continuano a combattere barricati nella fabbrica, fermi nelle loro idee e nelle loro convinzioni, disposti a combattere per ciò che credono sia giusto.

Le lanterne in segno di protesta pacifica in una scena di Seven Days War

È qualcosa che secondo loro gli adulti non ricordano più come fare, così come hanno dimenticato che anche loro sono stati adolescenti, un tempo. Proprio quando gli attacchi sul web stanno per disintegrare i legami nel gruppo, l’onestà sembra essere la carta vincente. L’onestà con sé stessi e con gli altri, rivelare chi si è veramente senza essere giudicati. E così, quella che era iniziata come una ribellione si trasforma in una protesta pacifica, quando la risposta alle gru che abbattono i muri della fabbrica sono decine di lanterne che illuminano il cielo e lasciano senza parole gli adulti presenti, in un misto di stupore e meraviglia. Per un momento anche loro ritornano bambini, e all’alba sembra tutto più leggero.

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Qui potete vedere il trailer di Seven Days War:

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