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Tra i Nirvana e le stelle | Perché Captain Marvel è l’eroina che aspettavamo

Donna e supereroe, guerriera e amica indimenticata. Il cinecomic Marvel con Brie Larson è su CHILI

Un passo prima dell’ultima pagina di un fumetto lungo dieci anni, la Marvel, ha cambiatp le carte in tavola, facendo arrivare dal passato l’eroina in grado di sconfiggere il cattivo nell’inquietante finale di partita. «Non credevo che i nostri nemici venissero dall’alto», dice Nick Fury, ad un certo punto. Giovane, agli inizi della carriera, ancora senza benda e con entrambi gli occhi. Perché, profeticamente, il richiamo va proprio a quel Thanos che, ventiquattro anni dopo, con uno schiocco di dita, dimezzerà, come fosse un virus, la popolazione umana. Supereroi compresi. Quindi, se davvero non ci si annoia mai in questo viaggio che fa intravedere la meta, la truppa di Kevin Feige gioca con il futuro, incastrando nel 1995 di una Los Angeles color seppia, delle felpe larghe, delle giacche di pelle e dei Blockbuster, dettagli e sfumature dalla scrittura di ferro.

Brie Larson è Carol Danvers aka Captain Marvel.

Non è un caso che, allora, l’arma, sia invece una donna che non sa da dove arriva, né tantomeno dove andrà. La semplicità e l’essenziale, caratteristiche rare in un tempo in cui non ci si stupisce ormai di nulla. Così, dopo un inizio da war movie, Captain Marvel – lo trovate su CHILI – (ri)comincia, facendo piovere dagli astri la stella più splendente di tutte. Donna e supereroe, guerriera e amica indimenticata. Cavaliere invece che dama, senza paura di essere fragile, forte, femmina.

Captain Marvel.

Allora, come una cometa, si schianta proprio tra le vhs di un Blockbuster che non esiste più, si mette su una t-shirt dei Nine Inch Nails e fa coppia, in stile Arma Letale, con quell’amico improvvisato che lavora per una strana organizzazione segreta. E funzionano, Brie Larson e Samuel L. Jackson, una con la responsabilità di essere il domani della saga, l’altro con la leggerezza di un veterano. Di quello che c’è sempre stato, anche quando, vediamo, tutta l’epopea doveva, narrativamente, cominciare.

Buddy Movies.

E, in linea con Black Panther o Thor: Ragnarok, la scelta dei Marvel Studios di affidare un prequel a due registi e autori indie, continua ad essere, forse, la chiave del successo verso un pubblico da milioni di dollari. Infatti, Ryan Fleck e Anna Boden (Half Nelson, 5 Giorni Fuori, Mississipi Grind), sono a loro agio anche nella terra spettacolare dei cinecomic, riscrivendo e attualizzando la leggenda di Mar-Vell, personaggio datato 1967, creato da Gena Colan e, ovviamente, da Stan Lee. Dunque, il bello, qui, tra i rumori e gli odori degli Anni Novanta, che vengono fuori dalla fotografia e, naturalmente, dalla colonna sonora (i REM, gli Hole, i Nirvana), è ritrovare la spensieratezza di quegli giorni là, quando era tutto più bello, libero e sconosciuto.

La gatta Goose? L’arma segreta contro Thanos…

Del resto, le scoperte di Carol Danvers/Vers/Captain Marvel, sono identiche alle nostre. Di quando dovevamo scegliere, tra i ricordi sbiaditi o sogni ancora tutti da inventare. Lei, che ritorna sulla terra e capisce che la battaglia che combatte da una vita, in fondo, non le appartiene. Anzi, farà del tutto per mettere fine all’odio, aiutata da Fury e da una gatta arancione che, per quei particolari che fanno la differenza, diventa incredibilmente la chiave dell’intero Marvel Cinematic Universe. E noi, dall’altra parte dello schermo (o del fumetto…), a ricordarci di quando potevamo ancora scegliere chi essere, mentre un vecchio modem gracchiava un suono che pareva venire dallo spazio. Il futuro era già arrivato, come Captain Marvel scesa dal cielo.

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