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Radioactive | Rosamund Pike, il genio di Marie Curie e un film modernissimo

Dalla storia al fumetto, fino al (bel) biopic diretto da Marjane Satrapi. Ma perché vederlo?

Radioactive
Rosamund Pike in una scena di Radioactive.

MILANO – Si inizia dalla fine, ovvero dal luglio del 1934, quando si spegne Marie Sklodowska, al secolo Marie Curie, una delle più grandi menti che la scienza abbia conosciuto. Parte da qui Radioactive – ora in televisione per la prima volta e in streaming su CHILI – il film sulla vita della scienziata diretto da Marjane Satrapi, basato sul romanzo a fumetti di Lauren Redniss e interpretato da Rosamund Pike. Dall’incontro con colui che diventerà suo marito, lo scienziato Pierre Curie, fino ai premi Nobel e gli ultimi anni spesi sui campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale. In mezzo, nella Parigi della belle époque, le ricerche e le scoperte dei due coniugi che risulteranno nella scoperta di due nuovi elementi, il polonio e il radio, nonché del fenomeno della radioattività.

Radioactive
Rosamund Pike è Marie Curie

Il tutto è vissuto come un ricordo di Marie mentre viene portata in ospedale. Il ricordo di una vita messa a servizio della scienza, in cui la passione e la fede nel progresso erano più forti di qualsiasi cosa. Ma Radioactive non racconta semplicemente la storia di Marie Curie. I riconoscimenti, le difficoltà dell’essere una donna in un mondo scientifico dominato dagli uomini e i pettegolezzi della società passano in secondo piano, esattamente come lei non li considerava. Le stesse scoperte sembrano un pretesto per mostrare quello che è il vero focus: l’etica scientifica di Marie e Pierre. Dopo la divulgazione delle loro scoperte il mondo, ancora ignaro dei danni provocati dalla radioattività, si preparava a uno sfruttamento imprevedibile del nuovo elemento, con proposte per usarlo nelle sigarette, nella cipria o come rimedio contro la calvizie.

Rosamunde Pike e Sam Riley
Rosamunde Pike e Sam Riley

E nel frattempo, mentre un medico aveva notato come l’applicazione del radio su un tumore lo avesse notevolmente ridotto, i primi segni si mostravano proprio su Pierre e Marie, esposti continuamente alle radiazioni. Durante i loro esperimenti, un presentimento e una domanda aleggiano su tutto: la consapevolezza che il loro lavoro stava cambiando il mondo e il dubbio se lo avrebbe fatto in meglio o in peggio. La riflessione su quello che il radio avrebbe potuto comportare se nelle mani sbagliate, ben espressa dal discorso di Pierre alla cerimonia per il premio Nobel nel 1903, è mostrata dai pochi – ma potenti – intermezzi.

Una scena di Radioactive
Una scena di Radioactive

Perché Radioactive è anche un viaggio tra il passato di Marie e il nostro, quello che per lei era invece ancora il futuro. Allora se nel 1951 assistiamo a uno dei primi tentavi di trattare il cancro con la chemioterapia (che in Francia viene ancora chiamata “curieterapia”), vengono poi Hiroshima, il Nevada Test Site e il disastro di Chernobyl. In netto contrasto con quelle che erano le speranze di Marie Curie di poter usare il radio per salvare vite. E alla fine Marie vede tutto. In un’allucinazione nel suo letto d’ospedale vede tutti coloro che sono e saranno morti per l’impiego che l’umanità ha fatto delle sue scoperte. Ma la speranza rimane, quantomeno una volta riunitasi a Pierre, che nel mondo la luce sia più forte delle tenebre. Marie Curie non poteva certo prevedere quello che sarebbe successo. E di quella speranza, ne abbiamo disperatamente bisogno anche noi.

VIDEO | Qui una clip del film:

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