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Oscar 2018: Il trionfo di Guillermo del Toro e poche altre sorprese

Tutto come ampiamente previsto: vincono Oldman e Mc Dormand, statuetta a Ivory per Guadagnino

E alla fine hanno vinto tutti quelli che dovevano vincere, nulla più. Sembra banale da dire, ma per essere stata la Novantesima edizione, quella degli Oscar è stata davvero un po’ troppo prevista e prevedibile, con l’unica scossa finale l’apparizione gioiosa e rabbiosa di Frances Mc Dormand a scuotere coscienze e cuori con un appello tutto al femminile dopo il bacio al marito Joel Coen, l’uomo che le consigliò di accettare il ruolo di Tre manifesti a Ebbing, Missouri. Prima della sua apparizione, a parte qualche siparietto divertente (non male Jodie Foster e Jennifer Lawrence a sparlare di Meryl Streep), gli Oscar hanno davvero concesso poco all’immaginazione, seguendo fedeli una scaletta legnosa, perfino nelle esibizioni musicali (menzione d’obbligo per Sufjan Stevens e Eddie Vedder) e nei momenti in cui si sarebbe dovuto osare molto di più.

Era la prima edizione senza colui che per anni fu il boss incontrastato degli Oscar – Harvey Weinstein – citato da Jimmy Kimmel nel monologo d’apertura, evocato poi da Laura Dern, presto dimenticato, come dimenticata è stata la protesta del black dress e qui tutto sul red carpet è andato in scena regolarmente, con la sfilata di divi e dive con sorriso d’ordinanza. Il finale dell’anno scorso sicuramente non ha contribuito a sciogliere la serata, perfino l’apparizione dei recidivi Warren Beatty e Faye Dunaway ha fatto rabbrividire pubblico e telespettatori tanto che anche del Toro ha controllato il nome del film sulla busta per essere sicuro di non fare la fine di La La Land. Invece questa volta è tutto vero, com’è vero che per la terza volta in sei edizioni vince un regista messicano (dopo Cuarón per Gravity e Iñárritu per Birdman), ancora una volta transitato per la Mostra di Venezia prima di giungere qui.

Momenti da ricordare? La menzione delle madri di Gary Oldman e Alexandre Desplat, entrambe novantenni a casa a guardare i figli in tv, e la citazione commovente di Sam Rockwell che alza l’Oscar al cielo e lo dedica al suo amico Philip Seymour Hoffman. Finalmente Roger Deakins torna a casa con un Oscar, ed era ora, mentre se Dunkirk vince tre Oscar ed è davvero un ottimo risultato, per Christopher Nolan si allunga ancora la maledizione e chissà che non faccia la fine davvero di Stanley Kubrick che l’unico Oscar che vinse lo vinse per gli effetti speciali. Paradossi dell’Oscar che però ha il merito di premiare James Ivory per il lavoro fatto su Chiamami col tuo nome e Jordan Peele per il caso Get Out. E se Spielberg a mani vuote era scritto, ammettiamo che ci ha fatto un certo effetto vedere Daniel Day-Lewis seduto tra il pubblico per quella che molto probabilmente è stata la sua ultima Notte degli Oscar dopo il ritiro annunciato e – come precisato – non negoziabile. Nulla sarà più lo stesso.

  • Da Dunkirk a Una donna fantastica: i film che hanno vinto li trovate qui.

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