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Morto tra una settimana… o ti ridiamo i soldi – Quando si cambia idea

Ogni lavoro ha le sue regole, ma una cosa è certa: vanno rispettate. Questo accade anche quando l’impiego in questione è alquanto inusuale, come per esempio: l’assassino. “Morto tra una settimana… o ti ridiamo i soldi” intreccia, in un perfetto stile british, una trama all’insegna dell’action thriller con un pizzico di umorismo nero.

Sì perché William è un giovane scrittore profondamente insoddisfatto della propria vita, dopo aver messo in atto vari tentativi di suicidio mal riusciti, decide di assoldare un assassino professionista. Il killer ha una settimana di tempo per mettere in atto il proprio piano. Fin qui tutto chiaro? Bene, apro una piccola parentesi, vi è mai capitato di desiderare qualcosa ardentemente e di non ottenerla? Vi è poi accaduto che quando avete smesso di pensarci questo desiderio si è magicamente avverato? Un classico. Così accade anche a William, dopo aver deciso lucidamente e coscientemente di assoldare un assassino per porre fine alla propria esistenza, esattamente in quella sua ultima settimana di vita, iniziano ad accadergli cose bizzarre e meravigliose, cose che fanno sì che riesca a sentire ancora il profumo della vita.

Che storia a lieto fine, penserete. Ma no, non è così, ed il bello arriva proprio ora: William ha firmato un contratto, non può più tornare indietro. Ed è qui che inizia l’action, la disperata corsa contro il tempo per fuggire dal killer che lui stesso ha assoldato. Ma l’action diventa anche commedia fresca, una storia sugli imprevisti della vita, e sulle trappole che noi stessi ci tendiamo. E voi? Cosa avreste fatto? Cambiato stato? Ma il killer che avete assoldato è bravo, lo avete scelto per questo, sicuramente vi troverà. Cercato di corrompere il killer? Ma se il killer che avete assoldato è una persona di parola, e di nuovo, l’avete scelto per questo, sicuramente non vi ascolterà.

Altre idee? Forse ve ne è venuta in mente una proprio in questo momento, o forse non sapete da che parte cominciare. Beh, l’importante è che le idee siano venute agli sceneggiatori, e questo incipit mostra che qualcosa bolle in pentola, e le commedie europee, se sono buone, sono le migliori.

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