TORINO – Pensate, agli scorsi Oscar è passato da protagonista (tre nomination importanti: sceneggiatura non originale, attrice e attore non protagonista) un titolo che, in Italia, complice un periodo di release piuttosto affollato, non è riuscito ad imporsi come avrebbe meritato. Arrivato in sala nel febbraio 2018, Copia Originale – titolo originale Can You Ever Forgive Me? – rivive in streaming su Disney+ e TimVision dopo il successo alla Award Season e le ottime recensione negli USA. Per intenderci, è al 98% di approvazione su Rotten Tomatoes. Ma cos’è questo Copia Originale? Biopic diretto da Marielle Heller e basato sulle memorie della scrittrice Lee Israel, amante dei gatti, dedita all’alcol e poco incline alle pubbliche relazioni.
Una donna costretta dalle convenzioni sociali a rimanere nell’anonimato, incapace di entrare nelle grazie dell’upper class newyorkese perché non ambiva a diventare famosa grazie a sorrisi, raccomandazioni, strette di mano. Lee Israel voleva solo essere riconosciuta per le sue doti narrative. Ma la carriera, si sa, può costruirsi negli anni e sgretolarsi in un attimo. E quando per il pubblico le biografie delle celebrità, a cui la donna si dedicava, persero di interesse, per Lee fu l’inizio di un baratro legale. Il film di Marielle Heller – subentrata alla regia dopo la rinuncia di Nicole Holofcener – racconta l’esperienza criminale vissuta dalla scrittrice, costretta a sbarcare il lunario entrando nel giro della falsificazione letteraria.
Così, dall’onesto lavoro sul libro di Katherine Hepburn passò con ingegno alla contraffazione delle lettere private di personalità dello spettacolo. Qualche esempio? La scrittrice e giornalista Dorothy Parker, l’attrice protagonista di Lulù – Il vaso di Pandora, Louise Brooks, il commediografo inglese Noël Coward. Dal linguaggio utilizzato, ai dettagli intimi sulla loro vita fino alla copia della firma originaria. Lee Israel poté esprimere il suo talento così, fingendosi qualcun altro. Anzi, diversi altri. E Copia Originale è stato per Melissa McCarthy – straordinaria nel ruolo della Israel -, il trampolino verso un’altra carriera. Rinomata per la vena comica, che la vede spesso protagonista nelle commedie, l’attrice si mostra stavolta dimessa, scostante, sgarbata.
Una donna provata dalla solitudine, dai fiumi di alcol e dalla presa di coscienza di poter tirare avanti solo continuando a contraffare documenti. Un’interpretazione ottima, sostenuta da Richard E. Grant nel ruolo del gay libertino. «Ho deciso di accettare perché conoscevo Marielle Heller e avrei lavorato con Melissa McCarthy. Non ho aspettato ventiquattro ore per decidere, me ne sono bastate tre», ha raccontato Grant, parlando di uno dei migliori ruoli della sua carriera. «Lee amava il suo lavoro. Anche dopo essere stata arrestata considerava quelle lettere le sue opere migliori», ha dichiarato la McCarthy. E la storia di Lee, così assurda ma così vera, in un tempo in cui le parole vengono spesso date per scontate (oltre che abusate), diventa il film perfetto per chi crede ancora nella potenza della scrittura. (Ri)vedetelo, questo è il momento giusto.
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