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Listen To Me Marlon | Una voce nella notte, quei nastri e le confessioni di Brando

Un archivio privato e quella voce indimenticabile: Stevan Riley svela l’uomo dietro la leggenda…

Marlon Brando
Marlon, Marlon Marlon, enigma mai risolto.

MILANO – Ribelle. Magnetico. Ineguagliabile. Ineguagliato. Ha vissuto mettendo l’anima (quasi) in ogni sua pellicola. Una persona imponente nei panni di un personaggio ingombrante. Un solo nome: Marlon Brando, un attore di cui ci sembra di non saperne mai abbastanza. E infatti è così. E allora ecco che un documentario come Listen To Me Marlon di Stevan Riley – lo trovate in streaming su Prime Video e AppleTV+ – può aiutarci a placare la voglia di conoscere meglio un interprete che mentiva per vivere, reinventandosi ogni volta nei panni di un ex pugile, un colonnello, un padrino, o, perché no, anche di uno scommettitore. Il risultato? Un documentario che porta Brando a mettersi a nudo davanti al pubblico, slegandosi da ogni retorica e divenendo, per una volta, umano.

E allora ecco che Riley dirige magistralmente un documentario (quasi) autobiografico, creando un dialogo inedito con i diversi volti di Brando, facce di uno stesso enigma. Non a caso vincitore di numerosi premi, Listen To Me Marlon è considerato unanimemente il miglior documentario sull’attore. Perché? Perché parla Brando. Nessun altro. La pellicola raccoglie e accoglie con creativa oggettività le parole di Brando, attingendo al suo vasto archivio di registrazioni private grazie al quale lo spettatore si ritrova di fronte ad un flusso intimo di confessioni e prese di coscienza di Marlon. Sono i nastri con la sua voce a dettare il ritmo.

Oltre 300 ore di filmati accompagnati da un unico, inestimabile, filo rosso: quella voce dal ritmo incessante interrotta solo da alcuni, nostalgici, respiri. Un’atmosfera intima che dà l’impressione di spiare la lunga conversazione che l’attore ha con se stesso. Immagini tratte dai suoi film più famosi accompagnate da memorie tormentate, personali e sofferenti, dal difficile rapporto con il padre alle donne amate fino al ricordo dei figli avuti e persi durante il cammino, senza dimenticare la sofferenza per la madre alcolizzata e morta molto giovane, a nemmeno cinquant’anni.

Una visione nella quale ci si ritrova a galleggiare vorticosamente nella mente dell’attore, in un turbinio di fascino misto alla spiritualità delle sue dichiarazioni. Un regalo che Brando fa al suo pubblico, concedendosi totalmente, vulnerabile e senza maschere. Un difetto? Listen To Me Marlon dura troppo poco. Un centinaio di minuti che ammaliano e sorprendono lo spettatore ad ogni sequenza, ma ne vorremmo di più. Una fotografia chiarificatrice di Brando, creata con cura e devozione. Un passaggio essenziale per chi vuole conoscere l’uomo vissuto secondo la legge del mito che ancora oggi, a cento anni dalla nascita, rimane tale.

  • BRANDO 100 | Come celebrare il mito Marlon
  • VIDEO | Qui il trailer del documentario:

 

 

 

 

 

 

 

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