in

La stanza delle meraviglie | Todd Haynes, New York e un libro sul potere della comunicazione

Il regista adatta per il cinema il best seller di Brian Selznick ambientato nella New York del 1927 e 1950

Millicent Simmonds e Oakes Fegley sono i protagonisti de La Stanza delle Meraviglie

ROMA – Nel 1927 una ragazzina fugge dalla sua casa nel New Jersey per andare a Manhattan, sperando di trovare una persona che per lei è molto importante. Cinquanta anni dopo un bambino sordo, colpito da una tragedia personale, trova un indizio sulla sua famiglia che lo spinge a fuggire dalle campagne del Minnesota e a raggiungere New York. L’avventura che entrambi vivono ne La Stanza delle Meraviglie di Todd Haynes li conduce in posti strani, dove a ogni angolo sembrano celarsi misteri sulla loro identità e sul mondo, le loro scoperte attraversano anni di silenzio e rimorsi e le due storie procedono parallele per poi incontrarsi in maniera inaspettata. Per Rose (Millicent Simmonds) la vita sotto il controllo rigoroso del padre è normale per una bambina sorda di quegli anni, tenuta isolata dai coetanei e con pochi collegamenti con il mondo esterno, a parte il suo amato album, un’elaborata opera artistica dedicata soprattutto alla carriera dell’attrice Lillian Mayhew (Julianne Moore).

La stanza delle meraviglie
Millicent Simmonds in una scena de La stanza delle meraviglie

Quando Mayhew arriva a New York per un nuovo lavoro teatrale, Rose riesce a raggiungere Manhattan, con la speranza di incontrare la famosa star del cinema muto. Invece la sordità di Ben (Oakes Fegley) è recente, risultato di un incidente avvenuto subito dopo la morte della madre Elaine (Michelle Williams). Mentre mette in ordine le sue cose, Ben trova un indizio sul padre che non ha mai conosciuto. Prende un autobus, all’insaputa della zia, e alla fine arriva a Manhattan. L’impossibilità di sentire e di comunicare (nessuno dei due conosce il linguaggio dei segni), rende la ricerca dei due bambini nella grande città piena di eccitazione e pericolo. Per loro tutto è molto più complicato, anche la cosa più semplice, e il caos e la confusione delle strade della città non li aiuta di certo. Tutti e due cercano un po’ di sollievo al Museo di Storia Naturale, dove incontreranno nuovi e vecchi amici e insieme affronteranno le domande a cui sia Rose che Ben cercano disperatamente di dare una risposta.

Oakes Fegley e Julianne Morre in una scena del film

Chiunque abbia letto il romanzo di Brian Selznick La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, o che abbia visto l’adattamento cinematografico di Martin Scorsese, probabilmente non resterà sorpreso nel sapere che il seguito, La stanza delle meraviglie, documenta il senso di smarrimento sperimentato da un bambino quando scopre che il mondo degli adulti è spesso dominato da solitudine, confusione, rimorsi. E come il libro precedente, anche il suo seguito adattato per il cinema da Todd Haynes infonde nella storia un’atmosfera infantile pregna di magia e di mille possibilità «Ho amato il libro e la sua storia raccontata attraverso le immagini», ha sottolineato il regista, «Ma soprattutto mi ha interessato il tema della sordità, un argomento quasi inedito al cinema. Sarebbe stato interessante vedere una storia permeata sia dai suoni che dalla loro assenza».

Una scena del film

«Il libro lavora a un livello più profondo, evoca l’immaginazione, permette di riempire autonomamente gli spazi, di prendere possesso della storia e di personalizzarla. La storia fondamentalmente “chiedeva” di essere trasformata in film, soprattutto nel modo in cui si sviluppa a cavallo di due periodi storici ben definiti nell’arco di 50 anni, sullo sfondo della stessa città, creando quindi una continuità di spazio» ha poi raccontato Haynes. Anche se non è subito evidente, il regista e la sua squadra si sono adoperati in tutti i modi per inserire la sordità in tutto il processo creativo del film. «La cosa sorprendente de La stanza delle meraviglie è che è nato proprio per essere un film parzialmente muto», spiega il regista. «La storia in bianco e nero doveva essere raccontata come un film muto, e il film muto gioca un ruolo nella storia stessa, perché la madre di Rose è una star del cinema dell’epoca. Nel frattempo Ben, sordo da poco, trascorre buona parte del film in un viaggio silenzioso in cui non conversa ma si limita a osservare. Quindi, le due storie interagiscono senza sonoro in modo assai diverso fra loro».

a stanza delle meraviglie
Un’immagine de La stanza delle meraviglie

Ambientata a New York in due epoche diverse, la storia vede nel museo de La stanza delle meraviglie il suo punto di contatto tra i personaggi. Non è solo una location ma un luogo in cui una collezione di oggetti preziosi custodisce il segreto del misterioso legame fra Rose e Ben; riflette la magia presente nel romanzo di Selznick, che Haynes ha cercato di rendere anche nel film. La “meraviglia” non è generata da eventi soprannaturali o da giochi di prestigio, ma è inerente alla connessione fra tempo, spazio, personaggi ed eventi. «La storia esplora le rispettive motivazioni dei ragazzi, e i loro misteriosi parallelismi. Il pubblico comprende quanto sia importante seguire l’istinto, la curiosità, superare le proprie paure attraverso la creatività», sottolinea il regista, «Tutti possiedono il potere della trasformazione: attraverso ciò che impariamo attraverso i nostri occhi e ciò che possiamo fare con le nostre mani. Non riguarda solo il superamento della perdita e dell’ignoto, ma la possibilità di aprirci e di comunicare con gli altri».

  • Volete vedere La stanza delle meraviglie? Lo trovate su CHILI
  • Volete leggere altre Storie? Le trovate qui

Qui sotto potete vedere il trailer del film:

Lascia un Commento

Full time – al cento per cento, nati per correre

Full Time – Al Cento per Cento | Le corse di Laure Calamy e un film che ci rappresenta

Full Time, il nostro nuovo Hot Corn Weekly

Full Time – Al Cento per Cento, dietro le quinte del film | Il nuovo numero di Hot Corn Weekly