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La Mia Fantastica Vita da Cane | Quando una cagnolina ci insegna l’empatia e l’amore

L’animazione è solo per bambini? No. Anca Damian lo dimostra con la sua riflessione esistenziale

la mia fantastica vita da cane
Cosa provano i cani? Ce lo racconta Marona in La mia fantastica vita da cane

MILANO – Se potessimo per un giorno vedere il mondo attraverso gli occhi dei nostri amici a quattro zampe, forse assumerebbe davvero le sembianze surreali e malleabili di quello de La mia fantastica vita da cane. Il debutto due anni fa ad Annecy, poi la pandemia, l’European Awards come miglior film d’animazione 2020 e ora, finalmente, arriva al cinema in Italia con Wanted. La regista romena Anca Damian si chiede quello che prima o poi tutti ci chiediamo: cosa passa per la testa ai cani, cosa provano? La risposta è un viaggio esistenziale nella mente e nella vita della piccola cagnolina Marona, una riflessione su quell’amore incondizionato che dà senza mai nulla chiedere in cambio e che spesso facciamo fatica a comprendere fino in fondo. D’altronde, chi meglio dei diretti interessati può farcelo capire?

la mia fantastica vita da cane
Una scena de La mia fantastica vita da cane

Damian, reduce dai successi pluripremiati dei documentari Crulic e La Montaigne magique, immagina l’esistenza di una piccola cagnolina che – ultima di una cucciolata di nove – si ritrova per strada alla ricerca di qualcuno che la prenda sotto la propria ala. Il punto non è creare un cane esistenzialista che rifletta sul senso della vita, certo che no. Arrivata alla fine dopo un incidente, Marona riflette sulla sua di vita. Marona che prima era Sara, e prima ancora Ana, e all’inizio Nove. Un cane, soprattutto uno che periodicamente ritorna a sopravvivere tra le strade, ha tanti nomi. Lei li ricorda tutti, e ricorda i bizzarri personaggi che sono diventati i suoi compagni di esistenza per qualche periodo di tempo.

Il mondo attraverso gli occhi di Marona in La mia fantastica vita da cane

Un acrobata sorprendentemente elastico, un camionista imponente e dal viso buono, una donna superficiale e vanitosa, un bambina dai capelli blu e il suo grigio nonno. Se li ricorda tutti, e ricorda il loro odore. Niente del mondo che Marona abita è simile al nostro, i colori mutano come le forme e niente sembra essere solido. Quasi un sogno, che però rappresenta la dura realtà di Marona: trova la felicità con qualcuno e poi torna ad essere sola, come in un ciclo. Quella che mette in scena Anca Damian è un’avventura introspettiva che parla un po’ a tutti, agli adulti come ai bambini. L’animazione non appartiene solo all’infanzia, ormai l’abbiamo capito, anche se soprattutto in Italia qualche pregiudizio c’è ancora.

la mia fantastica vita da cane
Una scena de La mia fantastica vita da cane

La mia fantastica vita da cane è prima di tutto una storia d’amore, un linguaggio universale che chiunque abbia mai avuto un cane ha conosciuto. Vedere il mondo filtrato attraverso gli occhi canini in modo così poetico e allo stesso tempo reale non è cosa comune e, con il rischio di cadere nel banale, Anca Damian è riuscita a creare una tenera protagonista a cui è impossibile non affezionarsi. Perché in fondo, nonostante il titolo prometta fantastiche avventure come in una fiaba, è la quotidianità che viene descritta. E se fosse una persona qualunque a raccontarle a un amico, non ci sarebbe nulla di straordinario. Ma è la dolce voce di Marona, con la sua bontà e anche un po’ di ingenuità, a rendere il tutto speciale.

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