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Agnieszka Holland: «L’ombra di Stalin, Gareth Jones e la ricerca della verità»

Tra fake news, populismo e il coraggio di un giornalista: la regista polacca si racconta a Hot Corn

l'ombra di stalin
James Norton in una scena de L'ombra di Stalin

ROMA – «Non ho mai rischiato la vita per lottare per la verità, ma il mio obiettivo con questo film era quello di supportarla, difendere valori che ritengo importanti e di parlare di una verità scomoda e che non sempre è diffusa come dovrebbe essere». Agnieszka Holland ci racconta così, via Zoom, cosa l’ha spinta a portare sullo schermo la storia di Gareth Jones ne L’ombra di Stalin (lo trovate su CHILI). Presentato in Concorso a Berlino69, il film racconta la storia del giornalista gallese, inizialmente affascinato dall’utopia sovietica, che ben presto si scontrerà con la verità della durezza del regime di Stalin. Una battaglia per la verità che ispirerà un giovane George Orwell a scrivere La fattoria degli animali.

LA SCENEGGIATURA «Quando ho ricevuto lo script ero scettica perché avendo già girato tre film sull’Olocausto e molto spesso autori e produttori mi inviano sceneggiature che hanno a che fare con tragedie umane come il genocidio armeno o del Ruanda. Ma raramente quegli script mi attraggono così tanto come quello de L’ombra di Stalin. Ho sentito che questa era una storia sconosciuta, mi ha molto colpita. Si parla dei crimini di Hitler ma raramente di quelli di Stalin e la mancanza di conoscenza ci impedisce di conoscere l’impatto che quelle azioni hanno sul nostro presente e futuro. Ho trovato interessante la storia di questo giornalista, un uomo molto onesto, il suo punto di vista permetteva di creare un collegamento tra la tragedia umanitaria e l’impatto con la percezione della nostra cultura occidentale».

Agnieszka Holland e James Norton sul set de L’ombra di Stalin

IL RUOLO DEI MEDIA «Questo soggetto evidenzia il ruolo del giornalismo, il ruolo della stampa durante la guerra. Una storia polarizzata. Il film parla di come il regime utilizzi fake news per manipolare l’opinione pubblica attraverso la propaganda. L’ho trovato una connessione con la corruzione dei nostri giorni su cui poter accendere i riflettori. Molti avvenimenti dei nostri giorni fanno pensare a ciò che è accaduto nella metà del Novecento. I film possono aiutare a provare e capire i pericoli del passato che si ripropongono nel presente».

L'ombra di stalin
James Norton in una scena del film

I CAMPANELLI D’ALLARME «Per me il passato non è mai passato. Ho letto un’inchiesta fatta in Russia su chi fosse il miglior leader nella Storia del Paese e la maggioranza delle persone rispondeva Stalin, nonostante fosse colpevole della morte di milioni di esseri umani. Vale tanto quanto se un’inchiesta del genere fosse fatta oggi in Germania e rispondessero Hitler. In un periodo di sfide come quello che stiamo vivendo tra pandemia, crisi ambientale o globalizzazione è facile essere confusi e manipolati dalla politica. È facile in un periodo di paura ricorre a queste persone che emergono in periodi di difficoltà, come Trump o gli americani che credono che le elezioni di Biden siano state truccate. Sarà sempre più difficile disinteressarci alla politica. I film possono lanciare dei segnali di allarme. Il mio compito con i film è fare esattamente questo».

L'ombra di Stalin
Vanessa Kirby e James Norton in una scena de L’ombra di Stalin

IL CAST «Sono molto soddisfatta del cast. Quando si gira un film indipendente con un budget superiore alla media la necessità è quella di avere un cast importante per ottenere i finanziamenti. E non si ottiene una cosa senza l’altra! Per questo il processo di casting ha richiesto quasi un anno e mezzo. Ho lavorato con un direttore del casting molto bravo che, tra gli altri, ha mandato la sceneggiatura a James Norton che è stato provinato tramite un casting online. Mi ha colpita, è un ragazzo intelligente, serio nell’assumere il suo ruolo. Ha fatto molte ricerche perché non conosceva questa storia. Ho adorato lavorate con Peter Sarsgaard. Era un desiderio che avevo da tempo. E ovviamente con Vanessa Kirby che è più forte della vita stessa».

L'ombra di Stalin
Sul set del film

L’ESPERIENZA AMERICANA «Non ho mai pianificato o sognato di lavorare a Hollywood poi mi sono ritrovata a poter lavorare lì e siccome ero un’immigrata politica non sono rientrata in Polonia per un po’. L’ambiente era florido e mi piaceva, ma allo stesso tempo era difficile preservare l’indipendenza. Più i budget sono alti più è difficile. E per le donne è ancor più difficile. Ce l’ho fatta anche perché non volevo fare un cinema politico. Ma alla fine degli anni Novanta ho capito che era molto convenzionale come cinema. Dovevo tornare in Europa o fare serie TV. Nei seguenti vent’anni ho trovato un equilibrio tra serie TV di qualità e cinema indipendente europeo».

L'ombra di Stalin
Una scena de L’ombra di Stalin

LA COLONNA SONORA «Collaboro con lo stesso compositore, Antoni Lazarkiewicz, da molto tempo. È stato intelligente nel saper comporre una musica che riflettesse il significato della storia in sé. Abbiamo deciso per il film una musica che accompagnasse il ritmo e il movimento, non solo di Gareth ma anche della società sovietica. La musica serve a sottolineare l’evolversi del protagonista e della società quasi futuristica. Nelle scene girate in Ucraina non c’è musica ad eccezione della canzone cantata dai bambini il cui testo è originale mentre la musica è andata persa e ricomposta da Lazarkiewicz».

  • Volete vedere L’ombra di Stalin? Lo trovate su CHILI

Qui potete vedere una clip del film: 

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