MILANO – Pensi a Johan Cruyff e alla mente ritorna un calcio che di fatto non esiste più. Le maglie colorate senza sponsor. Il calcio balilla. Il Subbuteo. La brezza d’inizio estate quando la scuola è finita e si aspettano i Mondiali o gli Europei per vederli da un amico oppure al bar sotto casa. Pensi a Johan Cruyff e pensi al talento. Alla velocità e alla tecnica. All’astuzia. All’eleganza. E a un numero: 14. Tre maglie: Ajax, Barcellona, Olanda. Anche per chi non li ha vissuti in prima persona perché non era nato, per un appassionato di calcio gli anni Settanta si identificano con Il profeta del gol, titolo di un documentario – lo trovate in streaming qui sotto su YouTube di Film&Clips – realizzato dal leggendario cronista sportivo Sandro Ciotti nel 1976, per celebrare uno dei calciatori più forti di tutti i tempi.
Ci si può dividere su Messi e Ronaldo, si può continuare a discutere sul compianto Maradona, ma chiunque ami il calcio ama Cruyff. Anche se non lo sa. Le immagini raccolte da Ciotti riprendono i durissimi allenamenti dell’Ajax allenato da Rinus Michels, il padre del calcio totale. Tutti i giocatori devono partecipare sia alla fase difensiva che a quella offensiva del gioco, scambiandosi le posizioni, amministrando il possesso della palla e verticalizzando per creare azioni pericolose. Il miglior interprete di questo modo d’intendere il calcio è proprio lui, Cruyff, un centravanti capace di far partire l’azione da centrocampo ma anche un metodista che imposta il gioco ed è dotato di un tiro e un’abilità nel dribbling senza precedenti.
Ciotti intervista Cruyff – doppiato dal mitico Ferruccio Amendola – e i più importanti calciatori italiani che giocarono contro di lui, da Dino Zoff a Gianni Rivera e Lele Oriali, che si trovò nella complicata situazione di doverlo marcare nella finale di Coppa dei Campioni persa dall’Inter contro l’Ajax nel 1971. Il profeta del gol è un omaggio alle qualità di uno straordinario fuoriclasse, incentrato soprattutto sulla bellezza dei gesti e dei movimenti piuttosto che sulla carriera: moviole e fermo immagine sono accompagnate dalla musica jazz di Bruno Martino, che rievoca un’epoca in cui il giuoco del calcio possedeva un fascino più avvolgente e meno nevrotico, una forma più soffice e meno spigolosa.
Sì, Johan ha vinto tre Palloni d’oro (1971, 1973, 1974) e tre Coppe dei Campioni (1971, 1972, 1973) ma come tutti gli eroi romantici di lui si ricorda soprattutto l’immeritata sconfitta nella finale dei Mondiali contro la Germania Ovest nel 1974, dopo aver giocato una competizione di livello sublime e aver fatto innamorare di una Nazionale con la maglia arancione – ribattezzata Arancia Meccanica – un’intera generazione di tifosi oppure, più semplicemente, di amanti passeggeri…
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