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Il Diritto di Contare | Taraj P. Henson, la NASA e la storia vera dietro il film

Il film racconta di tre donne che hanno contribuito all’emancipazione femminile e raziale negli USA

Le protagoniste de Il Diritto di Contare
Le protagoniste de Il Diritto di Contare

MILANO – Tre donne, tre leggende il cui contributo fin troppo spesso viene fatto passare in secondo piano ma senza le quali gli Stati Uniti non sarebbero riusciti a conquistare lo spazio. I loro nomi? Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson. La loro storia è stata raccontata prima nel libro Il diritto di contare di Margot Lee Shetterly, poi nell’omonimo film di Theodore Melfi con Taraj P. Henson, Octavia Spencer e Janelle Monaé. Tre donne al servizio della scienza, in un’epoca in cui questa – come tutto il resto – appartenevano agli uomini. Tutte e tre laureate in matematica, lavorano al West Area Computing Unit del Langley Research Center di Hampton, in Virginia, dove potevano lavorare solo donne di colore.

Il Diritto di Contare
Taraj P. Henson, Octavia Spencer e Janelle Monaé

D’altronde, siamo negli anni Sessanta e le leggi sulla segregazione razziale sono ancora forti negli Stati Uniti. Dopo la chiusura della West Area Computing, vengono trasferite nella Space Task Group. Dorothy e Mary ottengono responsabilità più importanti mentre Katherine Johnson lavora con Al Harrison e la sua squadra. Il compito è molto delicato: calcolare i lanci e le traiettorie dei voli spaziali. Le tre donne sono qualificate, intelligenti e dotate di un’acuta capacità per i calcoli matematici, ma i loro colleghi non si fidano. Sono donne. E peggio, sono afroamericane. Basti pensare che Dorothy Vaughan viene chiamata a sostituire il supervisore del reparto calcolatrici ma senza una promozione ufficiale, rimanendo quindi con un salario ridotto, e solo per raggiungere i bagni devono percorrere più di un chilometro a piedi, non potendo per legge usare i bagni riservati ai bianchi.

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Le vere Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson

Sessismo e razzismo sono le costanti contro cui devono lottare ogni giorno continuando a fare il loro lavoro. Ma a un certo punto è Katherine ad innescare il cambiamento: Al Harrison si rende conto delle sue capacità e di quanto sia prezioso il suo aiuto. Abolisce quindi la segregazione razziale all’interno del centro ricerca sotto la sua direzione. Come ha dichiarato la stessa Johnson, “non sentivo la segregazione razziale alla Nasa, perché tutti facevano ricerche. C’era da fare una missione e noi ci lavoravamo. Sapevo che la segregazione c’era, ma non la sentivo”. La storia ufficiale la conosciamo tutti, tutti ci ricordiamo di Jurij Gagarin e di John Glenn, della corsa allo spazio tra Unione Sovietica e Stati Uniti.

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Una scena del film

Ma dietro alle conquiste della terra a stelle e strisce, ci sono i calcoli di Katherine Johnson e delle sue colleghe, donne di colore (per il tempo impensabile) che hanno plasmato un pezzo di Storia. A partire dalle tre orbite della capsula Friendship 7, a bordo della quale c’era proprio John Glenn, fino al programma Mercury, la missione Apollo 11 e le prime missioni su Marte. Nate da famiglie modeste, vite piene di sacrifici e studi faticosi, Katherine, Dorothy e Mary, come vediamo ne Il Diritto di Contare, si sono meritate a pieno titolo i loro posti alla NASA, dimostrando a tutti coloro che le avevano discriminate per il loro sesso e per il loro colore della pelle di essere molto più di quanto non appaia a prima vista. Una storia di forza femminile e di coraggio, da raccontare ancora e ancora.

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