PARIGI – Una stanza, un giorno qualunque a Parigi, dentro un calendario datato 1990. Costretto su una sedia, si dimena Michel Houellebecq. Su un foglio, scarabocchia l’inizio di un saggio che un anno dopo diventerà Restare vivi: un metodo. Lo scrittore è sull’orlo del baratro, ci passeggia sopra pericolosamente, ma non ci finisce dentro. Perché? Grazie alla letteratura e a quelle pagine che ha dentro la testa e che un giorno saranno impresse su carta. Miami, Florida, anni dopo: Iggy Pop sta leggendo quel saggio, lo stesso saggio, righe fitte sul rapporto tra arte, sopravvivenza e follia dentro cui anche lui si rispecchia. Gira le pagine, lentamente. Poi legge e rilegge la dedica e si poggia le mani sulla testa: «A tutti coloro che non ce la fanno più e che sono sul punto di mollare». E capisce che lì dentro c’è qualcosa per lui. Che è sul punto di mollare.
Molto tempo dopo, Houellebecq e Iggy si incontrano e quel saggio si trasforma lentamente in immagini e in un documentario: Restare vivi: un metodo (lo trovate su Prime Video e CHILI), diretto da tre autori olandesi – Erik Lieshout, Arno Hagers e Reinier van Brummelen – che decidono di filmare lo scrittore nella cucina di casa dei genitori, poi in compagnia di un gruppo di persone in cura per problemi psichiatrici. Persone che lo hanno ispirato nella scrittura del saggio. Iggy Pop raggiunge Michel Houellebecq a Parigi, lo sfida in un dialogo che invita ogni spettatore a evadere dalla gabbia dell’esistenza e dice una cosa molto precisa, rivolta a tutti coloro che – là fuori da qualche parte – si sentono feriti dalla vita, si sentono traditi da quello che doveva essere e non è stato. Cosa dice? «Dovete tornare all’origine dell’esistenza, ovvero alla sofferenza…».
Cos’è il risultato? Difficile dirlo, difficile saperlo. Cosa significa Restare vivi: Un metodo? Molte, molte cose. Durante la visione camminerete sul confine che divide individualità, eccentricità, razionalità e follia, sugli spazi sempre più stretti in cui l’uomo va alla ricerca di un equilibrio impossibile, sul ruolo dell’artista nella società. E si riflette sulla possibilità che le parole – ancora – possano salvarci la vita. Sparito dalla streaming e per ora solo in Dvd, Restare vivi è un documento e un documentario fuori classifica, consigliato a chi – stufo di ripetere visioni più o meno utili tra serie e blockbuster – sta cercando qualcosa di completamente diverso e ama le differenti follie di Houellebecq e Iggy. Anche perché c’è una cosa da non dimenticare: «Solo i pazzi sono veramente loro stessi. Proprio per questo vengono rinchiusi…». Boom.
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- VIDEO | Il trailer di Restare vivi: un metodo
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