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Gelsomina Verde | Tra cinema e teatro, il ricordo reale di una vittima innocente

L’opera, diretta da Massimiliano Pacifico, la trovate sulla piattaforma indipendente 1985.cloud

Gelsomina Verde, una scena
Gelsomina Verde, una scena

ROMA – Gelsomina Verde nel novembre del 2004 è stata sequestrata, torturata e uccisa dalla Camorra. Il motivo? Per qualche mese, tempo prima, aveva frequentato Gennaro Notturno, giudicato dalla mafia come traditore perché legatosi ad un altro clan, e dunque costretto a nascondersi. Mina, come la chiamavano, non c’entrava nulla, divenendo un’altra vittima inerme di una violenza ottusa. La sua storia, oggi, diventa un film, che mescola la fiction alla cronaca, il racconto documentaristico alla narrativa teatrale e cinematografica. A dirigerlo Massimiliano Pacifico, supportato dal cast teatrale del regista Davide Iodice, anche cointerprete: Margherita Laterza, Francesco Verde, Giuseppe D’Ambrosio, Francesco Lattarulo, Maddalena Stornaiuolo e Pietro Casella.

Sul set di Gelsomina Verde
Sul set di Gelsomina Verde

Il film, estremamente forte (dal 29 aprile lo trovate sulla piattaforma 1895.cloud creata da una rete di cinema d’essai), “Ha avuto una gestazione lunga”, racconta Gianluca Arcopinto, produttore artistico, “L’idea di raccontare Gelsomina è nata con la prima stagione di Gomorra, lì sono entrato in contatto con una realtà particolare. Ho incontrato Francesco Verde, il fratello, ma all’inizio il rapporto fu tribolato, perché in una delle puntate di Gomorra si faceva riferimento indiretto a Gelsomina. Poi, grazie a Massimiliano Pacifico, abbiamo fatto un corto, ritrovandoci a ragionare sul fare un lungometraggio che volesse raccontare la vicenda senza soffermarsi sulla spettacolarità. Oltre a farne un oggetto politico, legato allo stato e alle famiglie delle vittime”.

Gelsomina Verde
Davide Iodice e Massimiliano Pacifico sul set di Gelsomina Verde. Foto di Diego Liguori

Come detto, Gelsomina Verde enfatizza la messa in scena, con uno stile organico che ne esalta il dramma e l’essenzialità della storia. E, a proposito delle scelte stilistiche, il regista Massimiliano Pacifico, all’esordio, ha detto che: “Questo è un film coraggioso, è un ibrido tra documentario e fiction. Ci sono diversi piani di lettura, c’è la cronaca e c’è la ricostruzione. È un’opera che si basa anche sull’improvvisazione: c’era la preparazione di una scena, ma si girava una sola volta, lasciando spazio alle emozioni. Non è, però, un documentario con una tesi precisa, ma vuole esporre le contraddizioni di una vicenda complessa, che spinge gli spettatori a cercare una propria opinione”.

gelsomina verde
Giuseppe D’Ambrosio e Maddalena Stornaiuolo. Foto di Diego Liguori

Continua il discorso Davide Iodice: “Non volevo fare l’attore, e infatti la mia non è stata una recitazione, ma a Polverigi abbiamo messo in piedi arte e teatro sociale, un’esperienza di sperimentazione in cui tutti abbiamo provato a scardinare il linguaggio criminale cinematografico”. Il ruolo di Mina, tutt’altro che facile, è della bravissima Maddalena Stornaiuolo. “Sono cresciuta lì, in quelle zone, e piano piano sto vedendo un cambiamento”, confida l’attrice, “La storia di Gelsomina la conoscevo, l’ho vissuta in più fasi, come persona e come attrice, anche se qui i ruoli si fondono. Un conto ascoltare i tg, un conto guardare negli occhi le persone coinvolte”. Ma la testimonianza più emozionante arriva proprio da Francesco Verde, “Devo dire grazie a chi ci ha accompagnato in questo percorso. E una cosa va detta: non è tanto parlare di mia sorella, o della sua storia, ma questo tipo di cinema è importante perché da possibilità di riflettere in qualcosa”.

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