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Francesco Cerasi: «Il mio lungo viaggio sonoro, tra John Barry, Lillo e Piano Piano…»

La musica, i grandi riferimenti, le passioni e i progetti: faccia a faccia con il compositore

Francesco Cerasi riflette sulle domande di Hot Corn...

MILANO – Lo abbiamo appena ascoltato al cinema e in TV, nella colonna sonora di Piano Piano di Nicola Prosatore e nella serie Sono Lillo su Prime Video, ma Francesco Cerasi è attivo sulla scena delle colonne sonore da quasi vent’anni, dal debutto nel 2004 con Volevo solo dormirle addosso di Eugenio Cappuccio. Da allora Cerasi, barese classe 1980, ha firmato decine di colonne sonore con alcune vette decisamente notevoli. Le nostre preferite? Quella de Gli equilibristi di Ivano De Matteo e quella de Gli uomini d’oro di Vincenzo Alfieri. Così abbiamo raggiunto Cerasi per la nuova puntata della nostra rubrica Soundtrack (qui le altre) riflettendo con lui su cinema, suono e grandi riferimenti.

La colonna sonora di Piano Piano, pubblicata da Edizioni Curci.

PIANO PIANO – «Avevo collaborato con Nicola Prosatore per un suo corto di cui era produttore e ho scritto la colonna sonora per un film in cui ha recitato Antonia Truppo, l’attrice e produttrice del film. Il mio contributo al film è stato molto istintivo, Tema 87 e Cirù sono stati i primi brani che ho proposto a Nicola e che hanno segnato il corso della colonna. È stato un lavoro molto naturale. Piano Piano è un film ammaliante, è un film che si è fatto suonare subito, avendo una personalità già molto netta, non c’era il rischio di snaturarlo con le note ed i suoni.  Sono contento di essere stato utile consigliando a Nicola anche Self control di Raf, come brano di Anna, che come altri brani sincronizzati sul film contestualizzano in modo efficace lo scenario del racconto».

Antonia Truppo in una scena di Piano Piano.

LA MUSICA DA CINEMA – «La folgorazione per le colonne sonore? Quando ho visto Balla coi lupi di Kevin Costner a dieci anni e ho capito che la musica veniva scritta dopo che il film era stato girato. Non solo: c’era anche qualcuno che aveva il compito di inventare una musica per ogni scena di quella pellicola. La scelta definitiva avvenne quando scoprì che il compositore che aveva scritto la musica di James Bond, che era fino ad allora il mio tema musicale preferito, era anche quello che aveva firmato la colonna sonora di Balla coi lupi: John Barry. A oggi non mi viene in mente un lavoro più bello di questo».

La colonna sonora di Balla coi lupi di John Barry.

IL MIO RIFERIMENTO – «Chi è il mio compositore di riferimento? Parlando di compositori di musica per il cinema, John Barry e Nino Rota sono i compositori di cinema a cui sono più legato: credo che abbiano una nitidezza tematica che consente alla sua scrittura una apparente semplicità folgorante. Per cui si ricordano i temi della maggior parte dei film che hanno fatto. Cristobal Tapia de Veer mi piace dai tempi di Utopia e credo che sia al momento quello dalla cifra più interessante, insieme a Michael Andrews e Jon Brion».

IO E LILLO – «Ho firmato anche le musiche di Sono Lillo, un mondo sonoro molto lontano da Piano Piano, anche se la lavorazione è coincisa con quella del film di Nicola. È una cosa che capita spesso a chi fa il mio lavoro, fare più film contemporaneamente. Personalmente è una condizione che mi fa avere una “giusta distanza” dal singolo progetto, dovendo frequentare altri generi
musicali, linguaggi e contesti. Posso allontanarmi da quello che ho fatto per rivederlo con uno sguardo spesso più lucido.  L’esperienza di Sono Lillo è stata divertente e credo che abbia portato ad un buon risultato, anche per la colonna sonora».

Lillo in una scena di Sono Lillo.

LA MIA COLONNA SONORA – «Non sono bravo con le classifiche e le graduatorie, dunque mi è difficile scegliere una sola colonna sonora tra quelle che amo. Molta musica scritta da Nino Rota – cito quelle per Il Padrino e Prova d’orchestra – oltre a Indagine su un cittadino, Mission e C’era una volta in America di Ennio Morricone. Credo sia musica cinematografica per eccellenza. Ora il linguaggio è cambiato, l’anello di congiunzione tra la tradizione tematica e quella attuale di sperimentazione e grandezza sonora è forse Interstellar di Hans Zimmer. La colonna sonora di Tree of Life di Alexandre Desplat e quelle di Johnny Greenwood per P.T Anderson hanno dei brani che trovo bellissimi. Ad ogni modo le colonne sonore vanno giudicate guardando e ascoltando un film e non sui dischi delle colonne sonore, quindi oggi esistono molte colonne sonore che hanno un impatto notevole guardando il film e meno al puro ascolto, lontano dalle immagini. Per esempio quella che ha appena vinto l’Oscar firmata da Volker Bertelmann per Niente di nuovo sul fronte occidentale».

LA TRADIZIONE – «Non sono sicuro che la musica da cinema sia poco considerata, sono d’accordo che si stia creando una dimensione meccanica della produzione e quindi ci sia un’omologazione nella scrittura, forse anche una confusione sul ruolo del compositore nella produzione. Credo però che la musica da film abbia un ruolo diverso dal passato nel mercato dell’editoria musicale, cosi com’è crescente la nascita di scuole e corsi per comporre sulle immagini. È cambiato il linguaggio, ma sostanzialmente è cambiato anche il ruolo della musica nella cultura di oggi, quello che non è “colto”, è “intrattenimento”. La musica applicata potrebbe non appartenere a nessuna delle due categorie, ma credo che la tendenza sia di farla appartenere sempre di più alla seconda…».

  • SOUNDTRACK | Le colonne sonore viste da Hot Corn
  • AUDIO | La colonna sonora di Piano Piano di Francesco Cerasi

 

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