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Emmy 2018 – Vincitori e vinti, da Westworld a La fantastica signora Maisel

Qualche sorpresa e molti momenti emozionanti, dal ritorno di Fonzie al premio a Claire Foy

Emmy 2018: l'ambita statuetta a riposo.

LOS ANGELES – Eccoci qui, i verdetti sono fuori e allora razzia di statuette alla 70esima edizione degli Emmy per La fantastica signora Maisel, sette in tutto, incluse due alla creatrice Amy Sherman-Palladino, per la regia e sceneggiatura di una serie comedy, una per il ruolo di supporto Alex Borstein e una per l’attrice protagonista Rachel Brosnahan. «È la storia di una donna che scopre un nuovo modo di esprimersi e cose del genere oggi accadono in tutto il paese», ha detto la Borstein della sitcom ambientata negli anni Cinquanta, con protagonista una casalinga che si reinventa cabarettista.

Il trionfo di Amy Sherman-Palladino.

Vince anche The Assassination Of Gianni Versace con tre Emmy, incluso quello per il miglior attore Darren Criss e per la migliore serie tv limitata. A consegnare il premio al regista Ryan Murphy (con lo sketch meno divertente della serata) sono Benicio del Toro, Ben Stiller e Patricia Arquette. «The Assassination Of Gianni Versace parla di molte cose. Parla di omofobia, interiorizzata e esternata, parla di un paese che permette all’odio di correre senza freni. Una su quattro persone LGBT in questo paese sono vittime di crimini di odio», dichiara Murphy nel discorso più politico della serata.

Ryan Murphy.

Game of Thrones si porta invece a casa, per la terza volta negli ultimi quattro anni, la statuetta più ambita della migliore serie drama, a scapito della vincitrice dello scorso anno Handsmaid sTale che stavolta trionfa solo nella categoria della attrice ospite Samira Wiley (star di Orange is The New Black). A presentare una serata di premiazioni a un ritmo serratissimo qui dal Microsoft Theatre di Los Angeles sono le star di Saturday Night Live Colin Jost e Michael Che. Non passano nemmeno cinque minuti dall’inizio dello show quando i comici Kate McKinnon e Kenan Thompson fanno notare che le nomination di quest’anno sono le più diversificate di sempre, poi danno inizio a un siparietto musicale che termina con il coro del «we solved it!», intendendo un ironico: «abbiamo risolto» il problema della diversità.

Michael Che e Colin Jost.

A metà show, quando le statuette vanno tutte in mano ad attori bianchi, sarà James Corden a rincarare la dose chiedendo gran voce l’hashtag #EmmySoWhite. A cambiare il trend tutto bianco dei vincitori arriva la migliore attrice in un ruolo di supporto per Westworld, Thandie Newman, che salita sul palco per ritirare la statuetta enuncia l’immortale frase: «Non credo in Dio, ma vorrei comunque ringraziarla stasera» (usa proprio il pronome femminile “her”).

Thandie Newton e un Dio al femminile.

Anche l’attrice afroamericana Regina King si mostra genuinamente sorpresa della sua vittoria come protagonista di Seven Second, la serie crime drama di Netflix che esplora temi sociali come il razzismo e la violenza perpetrata dalle forze di polizia. Già favorita, Claire Foy è la migliore attrice protagonista per il ruolo della Regina Elisabetta nella serie drama The Crown, in cui riesce persino a farci piacere un personaggio poco simpatico come la Regina Elisabetta (per la terza stagione dedicata agli anni ’60, sarà sostituita da Olivia Colman).

Claire Foy in Calvin Klein agli Emmy.

Se del #MeToo stasera non se ne occuperà nessuno, a premere ancora sul tasto della diversità è il presentatore Micheal Che con i suoi “Reparation Emmy”: in sketch pre-registrati rivendica gli attori di colore finora ingiustamente snobbati dagli Emmy, come Marla Gibbs dei Jefferson e Jaleel White di Family Matters con cui scherza: “Ho rubato la statuetta a Bill Cosby”. Jeff Daniels dedica l’Emmy come migliore attore non protagonista in Godless al cavallo di scena Apollo: «Era con Jeff Bridges ne Il Grinta e mi è sembrato facesse paragoni un po’ ingiusti. Mi ha fatto cadere per ben tre volte, l’ultima mi ha spaccato il polso». Henry Winkler, meglio conosciuto come Fonzie di Happy Days, vince su Donald Glover e Alec Baldwin, portandosi a casa il primo Emmy della carriera con il ruolo di supporto in Barry mentre il collega Bill Hader trionfa per quello di protagonista.

Fonzie non muore mai: Henry Winkler con l’Emmy per Barry.

Il momento strappalacrime arriva con la premiazione del regista di variety special Glenn Weiss per The Oscars, che parlando commosso della recente scomparsa della madre si lancia in una proposta di matrimonio in diretta. «Sai perché non voglio chiamarti compagna? Perché voglio chiamarti moglie» dice alla partner che nel frattempo lo raggiunge sul palco. Anche se con ogni probabilità un terapista troverebbe spunti interessanti con tutti i paralleli che il regista traccia fra la madre e la futura moglie. Inevitabile (e a suo modo meraviglioso) il paragone con il discorso di ringraziamento del gallese Matthew Rhys, vincitore nella categoria di migliore attore protagonista per The Americans, acclamata serie sulle spie russe.

Matthew Rhys, premiato per The Americans.

Rhys infatti, dopo avere ringraziato la compagna confessa che lei lo avrebbe minacciato di dargli un destro sui denti se solo avesse provato a proporsi durante la cerimonia. Peccato Portlandia se ne vada a bocca asciutta, gli sketch di Fred Armisen (che si presenta al red carpet della cerimonia insieme alla fidanzata Natasha Lyonne, star di Black is The New Orange, e con denti finti da vampiro) brevi e distillati per le tre ore d’evento, sono stati gli unici davvero irresistibili.

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