ROMA – Dopo i drammatici eventi del finale della terza stagione di Emily in Paris con il matrimonio infelice di Camille (Camille Razat) e Gabriel (Lucas Bravo), Emily è sconvolta: prova forti sentimenti per due uomini, ma ora Gabriel aspetta un bambino dalla sua ex, e i peggiori timori di Alfie (Lucien Laviscount) su di lei e Gabriel sono stati confermati. Al lavoro, Sylvie è costretta ad affrontare un dilemma spinoso del suo passato per il bene del suo matrimonio, e il team dell’Agence Grateau gestisce i cambiamenti del personale. Mindy (Ashley Park) e la band si preparano per l’Eurovision, ma quando i fondi finiscono, sono costretti a essere parsimoniosi.
La chimica tra Emily (Lily Collins) e Gabriel è innegabile mentre lavorano insieme per una stella Michelin, ma due grandi segreti minacciano di annullare tutto ciò che hanno sognato. Mentre vecchi schemi si scontrano con nuove complicazioni, Emily si sente attratta da Marcello (Eugenio Franceschini) un potenziale nuovo interesse amoroso… e da una nuova città. Si riparte da qui con la quarta stagione di Emily in Paris e una seconda parte che dimostra quanto ancora ci sia da esplorare nell’universo narrativo dell’Europa vista con gli occhi della (brillante) statunitense Emily di una Collins cresciuta nei suoi panni come interprete e donna negli ultimi cinque anni di cammino seriale.
La base narrativa intessuta da Darren Star, dallo sviluppo ricercato e raffinato, capace di riecheggiare a classici del cinema come Jules et Jim e L’Avventura e allo stesso tempo raccontare – con umorismo e cura – di strategie di marketing e cancel culture, di etica del lavoro e obiettivi da raggiungere, dei capricci degli uomini e di come l’amore piomba nelle loro vite stravolgendole, sceglie di abbandonare le facili soluzioni di una struttura dalle dinamiche collaudate, introducendo nuovi personaggi con cui giocare e ridefinire le sue stesse regole. Si può perfino dire che questa seconda parte di quarta stagione di Emily in Paris è quanto di più vicino a una quinta stagione a pieno titolo per i cambiamenti messi in moto.
Da una parte un What If suggestivo – «Cosa accadrebbe se arrivasse un’altra Emily, a Parigi, stavolta fluente in francese?» – dall’altra la già nota Roma con le sue iconografie sognanti di vita felice e i tantissimi omaggi a Vacanze Romane. Scelta inevitabile, del resto, se il tuo volto di copertina è la Audrey Hepburn della sua generazione per grazia e presenza scenica. Una serie (forse) un po’ sottovalutata Emily in Paris, ma che dopo quaranta puntate e quattro stagioni in cinque anni ci sentiamo di consigliarne la visione, rigorosamente in binge.
- VIDEO | Qui per il trailer di Emily in Paris 4 – Parte 2:
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