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Elisa Amoruso: «Bellissime, Chiara Ferragni e la società dell’apparenza»

La regista, dopo il documentario sull’influencer, torna a riflettere sull’ossessione dell’immagine

Elisa Amoruso su Instagram

MILANO – Cristina, Giovanna, Francesca, Valentina: una madre e le sue figlie unite dalla stessa passione/ossessione: la bellezza. Dopo le polemiche e il successo al botteghino di Chiara Ferragni: Unposted, Elisa Amoruso prosegue la sua riflessione sul culto dell’apparire con Bellissime seguendo le quattro donne tra serate, provini e selfie. In sala dal 18 al 20 novembre con Fandango e dal 13 dicembre su Timvision, il documentario è ispirato all’omonima inchiesta di Flavia Piccinni sul mondo delle baby modelle in cui la Amoruso s’interroga sugli stereotipi femminili legati all’uso sempre più invasivo dei social. «La sfida è quella di raccontare le vite di queste donne e creare un’empatia con lo spettatore tramite i loro successi e le loro sconfitte, i traumi che la selezione spietata della bellezza impone inevitabilmente».

Un momento del set condiviso da Elisa Amoruso su Instagram

BELLISSIME «Come nasce il documentario? Dall’omonimo romanzo/inchiesta della Piccinini sul mondo delle baby modelle che mette in scena gli aspetti più difficili di questa realtà della quale io ho cercato, invece, di evidenziare l’anima emotiva. Ho conosciuto Cristina e le sue figlie la notte di Capodanno e dal modo in cui si relazionavano tra di loro ho capito che l’unione era il centro del racconto. Il tema del film è il rapporto di una madre con le sue figlie e l’obiettivo era raccontare cosa accade a quelle ragazze dopo che hanno lavorato fin da piccolissime. Sono stati tutti molti generosi nell’aprirsi con noi. È un lavoro molto autentico e si vede».

Una scena del documentario

LA LAVORAZIONE «Non abbiamo girato per cinque settimane di fila ma in una serie di incontri frastagliati tra giugno e agosto. La messa in scena l’ha fatta Cristina con i suoi eventi che noi abbiamo seguito creando condizioni specifiche di ripresa ponendo delle domande che avrebbero fatto uscire un determinato tema. All’ultimo giorno di riprese si erano creati degli equilibri tali che non si rendevano più conto che eri lì con loro. E proprio l’ultimo giorno abbiamo filmato una loro litigata così autentica che ci ha permesso di raccogliere molto dal punto di vista narrativo».

Una scena di Bellissime

CHIARA FERRAGNI: UNPOSTED «Avevo quasi finito Bellissime quando mi hanno proposto il documentario su Chiara Ferragni. Come donna mi sono interrogata. Viviamo nella società dell’apparenza, dove ogni immagine può essere ripostata contemporaneamente su quattro o cinque social. Si è creato un polo d’attenzione sull’immagine che crea nuovi lavori come quello dell’influencer. Una realtà che mi era sconosciuta nel dettaglio, così quando mi hanno proposto Chiara Ferragni: Unposted mi sembrava di proseguire in una ricerca iniziata con questo documentario».

Dietre le quinte di Chiara Ferragni: Unposted

IL POTERE DEI SOCIAL «Il cinema esisterà perché ha un suo tempo e un suo linguaggio, i social, invece, agiscono sull’attimo. Dopo l’uscita di Chiara Ferragni: Unposted ho ricevuto moltissimi messaggi da ragazzi che proprio grazie ai social hanno avuto modo di dialogare con me. Di molti ho anche scattato degli screenshot come memoria d’archivio della testimonianza che per loro il mondo è cambiato ed è basato sulla democratizzazione. In tutte le case oggi possono nascere dei talenti che da soli arrivano magari a raggiungere milioni di persone. La realizzazione della teoria della cultura convergente degli anni Settanta secondo cui nel futuro avremmo avuto a disposizione un oggetto che conteneva tutto ciò di cui avevamo bisogno. È vero, ad oggi i social non ci danno la possibilità di una lunga narrazione ma hanno creato un modello aspirazionale: potercela fare da soli».

Qui potete vedere il trailer di Bellissime:

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