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Edoardo Leo: «Io c’è? Una commedia pensante che spero apra un dibattito»

Crisi economica e culto di convenienza: l’attore racconta il nuovo film di Alessandro Aronadio

ROMA – Imu, tasi, tari, imposte. La vita lavorativa è un continuo oscillare tra F24 e chiamate al commercialista. Lo sa bene Massimo (Edorado Leo), proprietario di Miracolo italiano, b&b in rovina messo ancor più in difficoltà dalla concorrenza economicamente vantaggiosa delle suore che gestiscono il vicino convento esentasse. La soluzione? Fondare una propria religione, lo Ionismo, e rendere il bed and breakfast un luogo di culto. Parte da qui Io c’è, ultimo film di Alessandro Aronadio (Orecchie), con protagonista (e profeta) Edoardo Leo affiancato da Margherita Buy e Giuseppe Battiston. Una commedia sulla religione che parla, però, anche molto dei nostri tempi – il simulacro è uno specchio che riflette la propria immagine -, tra crisi economica ed egocentrismo. Una sfumatura d’attualità non preventivata durante la fase di scrittura come ha raccontato in conferenza stampa – dove c’era anche Hot Corn – Edorado Leo, presente nella doppia veste di attore e sceneggiatore.

Massimo (Edoardo Leo), fondatore dello Ionismo, insieme ai suoi seguaci. Foto di Anna Camerlingo

IL FILM «Io c’è per me rientra un po’ in quel tipo di racconto che mi piace fare, in cui non c’è solo il comico tout court ma anche una deriva in cui la commedia diventa “pensante”. Abbiamo toccato tanti temi, anche urticanti, però il principio era quello di non irridere. Anzi mettersi sullo stesso livello e cercare di capire. Una cosa molto più interessante. Spero ci sia qualche dibattito sul film, magari acceso. Anche questo è il compito della commedia. Se abbiamo fatto un film in cui nessuno si sente toccato, probabilmente abbiamo sbagliato qualcosa…».

LA SCENEGGIATURA «Ci abbiamo messo molto a scriverla. La cosa più complicata è stata fondare la nostra religione. Eravamo sempre sul filo tra la scorrettezza e il tentativo di non ridicolizzare mai. Anche da atei ci siamo scontrati con la nostra educazione cattolica. Un esempio? Mia nonna stava sempre con il rosario in mano. Ogni tanto, durante la stesura, mi chiedevo come avrebbe reagito a una determinate battuta del film. E questo nonostante ciò che penso oggi, perché è qualcosa che rimane dentro di te».

Edoardo Leo, Margherita Buy e Alessandro Aronadio sul set del film. Foto di Anna Camerlingo

LE DERIVE «Abbiamo avuto un rispetto profondo per il bisogno intimo altrui di credere in qualcosa. Poi però abbiamo studiato anche le derive. Il confine tra fedele e credulone è abissale, sono due cose profondamente diverse. Ci siamo informati guardato documentari e servizi in cui si raccontava di persone, spesso in difficoltà, che arrivano a credere in cose che nulla hanno a che fare con la religione ma all’aggrapparsi a qualcosa, in alcuni casi, assurdo».

L’ATTUALITÀ «Quando lavoravamo alla stesura film, l’argomento era molto lontano e distante dall’attualità di questi giorni. Ci sembrava più interessante concentrarci sull’aspetto spirituale, senza addentrarci in discorsi che avrebbero portato il film da altre parti. Non ci siamo posti il problema di creare un parallelo con l’oggi».

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