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Il caso: The Man Who Stole Banksy, Iggy Pop e quell’italiano al Tribeca

Si chiama Marco Proserpio e a New York porta il suo singolare documentario. Narrato dalla rockstar

È il 2007. Banksy e la sua squadra si introducono nei territori occupati e firmano a modo loro case e muri di cinta. I palestinesi però non gradiscono. Il murales del soldato israeliano che chiede i documenti all’asino li manda su tutte le furie: passi l’essersi introdotto nei territori e l’aver agito senza presentarsi alla comunità ma essere dipinti come asini davanti al resto del mondo è troppo. A vendicare l’affronto con un occhio al bilancio ci pensano un imprenditore locale, Maikel Canawati e soprattutto Walid, palestrato taxista del posto: con un flessibile e l’aiuto della comunità, decide di tagliare il muro della discordia. L’obiettivo dichiarato? Rivenderlo al maggior offerente.

Questa è la storia di The Man Who Stole Banksy dell’italiano Marco Proserpio, in concorso al Tribeca di New York, sguardo palestinese su un’arte di strada di matrice occidentale e sui messaggi che la street art veicola sul muro che separa Israele dalla Striscia di Gaza. Al tempo stesso, l’opera è anche il racconto della nascita di un mercato parallelo, illegale e spettacolare, di opere di street art prelevate dalla strada senza il consenso degli artisti. Sono passati sette anni e l’asta per quel pezzo di muro non si è conclusa: per oltre centomila dollari una tonnellata di muro firmata Banksy è stata trasferita in Svezia e ora forse finirà in America.

Partendo da alcuni casi concreti di opere finite sul mercato all’insaputa dei loro autori, The Man Who Stole Banksy affronta anche tematiche d’attualità legate alla comparsa della speculazione nel mercato della street art, al diritto d’autore, al confronto tra culture diverse e al recupero di opere percepite come delle vere e proprie sfide tecnologiche anche da restauratori specializzati nello stacco di affreschi rinascimentali. Il documentario alterna riprese fatte in strada in diversi Paesi a interviste ad alcuni degli esperti riconosciuti a livello internazionale su questi temi. A narrare il tutto? Una voce d’eccezione, quella di Iggy Pop.

E poi – da non dimenticare – The Man Sho Stole Banksy da la voce, per la prima volta, a Walid The Beast, lasciandogli la possibilità di spiegare la sua scelta di ritagliare, per venderli, i muri offerti da Banksy al popolo palestinese, lasciando decidere poi al pubblico chi sono i buoni e i cattivi in questa assurda storia, perché, come spesso accade, anche qui alla fine si tratta solo di una questione di punti di vista.

  • Qui il primo trailer di The Man Who Stole Banksy:

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