MILANO – Non poteva trovare una casa migliore di Venezia 81 il documentario Una certa idea di cinema, dedicato al compianto regista Carlo Mazzacurati, scomparso nel 2014. Proprio qui, nel 1987, ci fu l’esordio anomalo e coraggioso del regista appena trentenne e sconosciuto ai più, con Notte Italiana: un esordio che non solo usciva fuori dagli schemi registici del cinema italiano proposti fino a quel momento, ma che prodotto dalla Sacher Film di Nanni Moretti e Angelo Barbagallo (fondata per l’occasione), avrebbe dato i natali ad una stagione florida del (nuovo) cinema italiano degli anni ’80 e ’90. A dieci anni dalla sua morte, i registi Mario Canale ed Enzo Monteleone – ma anche Angelo Barbagallo, Domenico Procacci, Laura Paolucci alla produzione – ricordano un autore come pochi, che si autodefiniva romanziere e scrittore prima ancora che regista, capace di dipingere la provincia italiana come nessuno ha ancora saputo replicare e muovendosi in una varietà di generi di cui riusciva a tenere ben saldi i percorsi narrativi senza alcuno scossone.
Carlo Mazzacurati – Una certa idea di cinema, non vuole essere un documentario biografico o critico della sua carriera, ma è invece legato ai temi che hanno attraverso i suoi film, ai sentimenti da cui sono nati e ai luoghi che li hanno abitati. Tale legame nel documentario è possibile grazie alle parole del diretto interessato, un Mazzacurati inedito e d’archivio la cui parlata veneta ci accompagna dall’inizio alla fine di questo viaggio genuino e sincero nel suo cinema. Solitamente con questi prodotti c’è il rischio di cadere nel didascalico perché poche altre volte lasciano parlare il “protagonista”: non è il caso di Una certa idea di cinema. Anche se non mancano gli interventi dei suoi fedeli collaboratori come Fabrizio Bentivoglio, Nanni Moretti, Roberto Citran, Giuseppe Battiston, Marco Messeri e Silvio Orlando, non si fa mai l’errore di farci raccontare Mazzacurati.
Questi interventi sono di contorno, aggiunte alla prima persona del regista e che si mischiano in un contesto così gentile e delicato che ci sembrano delle chiacchiere tra amici (che poi erano e sono proprio di quel tipo). L’occasione ci fa riscoprire (e anche scoprire) un regista che ha saputo raccontare l’umano e l’umanità senza enfasi e retorica, dipingendo mondi unici – quasi “a parte” – che riuscivano a dialogare con i personaggi che li abitavano in un botta e risposta ritmato ma non frenetico. Che poi è una descrizione che gli calza a pennello: Carlo Mazzacurati aveva ritmo, sapevo gestirlo e dosarlo senza affanni. Lui e la sua “idea di cinema”. Quanto ci mancano.
- FRESHLY POPPED | Il programma di Venezia 81
- VIDEO | Qui per una featurette in onore di Carlo Mazzacurati:
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