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Universal, AMC e quell’accordo destinato a cambiare (ancora) il mondo del cinema

I film della Major potranno essere distribuiti in PVOD dopo soli 17 giorni dal passaggio in sala

AMC

ROMA – Lo abbiamo sempre detto e ripetuto: la crisi sanitaria non ha sconvolto il mondo del cinema, ma ha “solo” accelerato un processo già in atto, ovvero la centralità sempre più nevralgica della distribuzione parallela. Sala da una parte, piattaforme dell’altra. Così, l’accordo firmato negli USA tra Universal Pictures e AMC Theatres (la più grande catena americana, che in Italia detiene la proprietà del gruppo Odeon UCI Cinemas) è di quelli, ancora una volta, rivoluzionari. In poche parole, il deal prevede che i film di proprietà Universal possano essere distribuiti in PVOD dopo appena 17 giorni (!). Il margine attuale? Ben 90.

L'AMC Theater di Times Square
L’AMC Theater di Times Square

È chiaro che l’accordo farà tremare gli esercenti di mezzo mondo, ma in un’epoca in cui la fruizione in sala è sempre più elitaria e sensibile solo a determinati franchise, la sinergia tra sala e divano diventa vitale per il sostentamento del settore, sviluppando in tal modo un’impalcatura verticale solida e aperta al futuro. Anche perché, come dichiarato da AMC, gli incassi provenienti dallo streaming saranno poi condivisi con i cinema. In tal modo la catena può contare su due introiti, percentuale casalinga (sempre più in crescita) e percentuale da box office. Altra regola dell’accordo, i film dopo due settimane potranno andare solo su circuiti on-demand in pay-per-view (per intenderci, non su Netflix o Amazon), con un ticket che deve tassativamente aggirarsi sui 20 dollari (poco superiore al costo di un biglietto in un cinema AMC di New York). E, solo dopo i canonici 90 giorni, possono approdare su piattaforme più economiche.

L'entrata degli storici Universal Studios di Hollywood
L’entrata degli storici Universal Studios di Hollywood

Per capire meglio lo spirito di questo importante accordo, bisogna far riferimento alle parole di Donna Langley, chair di Universal Filmed Entertainment Group: “L’esperienza cinematografica rimane centrale per il nostro lavoro. Questa collaborazione è motivata dal desiderio di assicurare un futuro all’ecosistema della distribuzione cinematografica e di andare incontro alle richieste dei consumatori in modo flessibile e con varie opzioni”. Ecco, “assicurare un futuro”. Dietro alle parole di Langley, tutto il desiderio di far fronte unito e cercare alleanze per venire incontro alle esigenze di un certo tipo di spettatore, sempre più propenso alla visione casalinga. Ora le domanda sono: cosa faranno le altre Major? Ci sarà una rimodulazione dei contratti anche nel resto del mondo? Nell’immediato, probabilmente, no. Ma è certo che l’accordo tra AMC e Universal ha definitivamente smosso l’industria, finalmente consapevole che il futuro non può più tornare indietro: la poltrona del salotto e la poltrona della sala cinematografica sono, ormai, la stessa cosa. Almeno economicamente parlando.

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