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Jazz On A Summer’s Day | Thelonious Monk, l’America e quel sogno di un’estate

Un documentario sul Newport Jazz Festival del 1958? Non solo. Ecco perché scoprirlo in streaming

Jazz On A Summer's Day.
Mahalia Jackson in una scena di Jazz On A Summer's Day.

MILANO – Anche per quanto riguarda una semplice visione, spesso le aspettative sono destinate ad essere misurate secondo la materia di cui sono fatte. A volte però succede qualcosa di diverso e accade di partire aspettandosi qualcosa e di scoprire nel percorso qualcos’altro di inatteso, che per importanza ed intensità supera le cose attese. Ecco, qualcosa di simile succede con la visione di Jazz On A Summer’s Day, documentario firmato da Bert Stern e Aram Avakiannel che venne presentato alla Mostra di Venezia nel 1959 e che ora è finalmente in streaming su RaroVideo e Prime Video. Si inizia a guardare i primi minuti dedicati al Newport Jazz Festival – siamo nei primi giorni di luglio del 1958 – con l’idea di godersi le esibizioni dei musicisti, ma ci si scopre presto affascinati dalla luce abbagliante e dai colori caldi di quelle immagini, dall’estate di quell’America, dal profumo di speranza e aspettative di cui i ragazzi di quegli anni erano meravigliosamente intrisi. In poche parole: ci si trova improvvisamente travolti da un tipo di bellezza pervasiva.

Lo spettacolo nello spettacolo: il pubblico di quell’estate del 1958.

Alle immagini del festival e del suo pubblico si mescolano infatti anche quelle delle barche a vela che si sfidarono quello stesso anno nella America’s Cup all’interno del medesimo specchio di mare davanti a Newport. Il mix di immagini tratte dal festival e dalla competizione velistica sono una perfetta sintesi formale e sostanziale di quegli anni negli Stati Uniti. È un epoca in cui la forma estetica è impeccabile: musicisti, pubblico, barche e velisti, tutto irradia una luce ed un’armonia eterea, quello stesso tipo di bellezza elegante e lineare che di lì a poco avrebbe raggiunto la sua massima espressione con l’ingresso della coppia presidenziale formata da John Fitzgerald Kennedy e da Jackie O alla Casa Bianca. Le sedie ordinate, le tende bianche e blu, gli abiti e le cravatte dei musicisti, tutto quel conformismo nascondeva un’inquietudine multiforme, che nella musica si era tradotta in genere esplosivi come il be-bop e il rock’n’roll.

Il maestro in azione: Thelonious Monk al piano.

Il concerto si apre con Thelonious Monk, uno dei pesi massimi di quella rivoluzione jazzistica, e prosegue con diversi generi più o meno vicini al cambiamento in corso in quegli anni. Imperdibili i pochi minuti di Gerry Mulligan con Art Farmer, musica fatta di una libertà espressiva incandescente, in cui i due suonano con il furore e il cuore in gola di chi ha appena scoperto uno spazio infinito, come due cavalli in fuga appena saltata la staccionata. Dopo altri grandi del jazz e del gospel – tra cui Mahalia Jackson che si cimenta su Walk All Over God’s Heaven – ecco comparire sul palco anche un giovane ed elegantissimo Chuck Berry che con una sequenza di accordi figli del blues e del voodoo, agita attraverso il suo rock’n’roll i sogni e i corpi dei più giovani. Si tratta di un semplice documentario Jazz On A Summer’s Day è vero, eppure ogni singolo soggetto che compare – e non importa che sia sopra o sotto il palco – possiede un’eleganza intrinseca, uno stile e una bellezza da far sembrare tutti più simili a personaggi di un film che a persone vere.

Una comparsa? No. Frammenti di stile di un’epoca passata.

Il restauro che vediamo – deciso nel 1999 dal National Film Registry per l’interesse storico della pellicola, cui si è aggiunto pochi anni fa il restauro digitale attraverso uno scanner 5k – restituisce dettagli audio e video impensabili per una registrazione di sessantacinque anni fa. Grazie a questo lavoro, tutto è cristallizzato nell’intensa bellezza di quei momenti ed è proprio mentre si guardano questi musicisti, i volti giovani e luminosi, gli abiti eleganti e le auto con i parafanghi cromati che tutto di colpo risplende di un tipo di bellezza sospesa, fatta di aria e di futuro migliore, poco importa la crudele disillusione che li attendeva di lì a poco. Così Jazz On A Summer’s Day diventa una fotografia, un documentario di grande valore che va ben oltre la musica che contiene, perché ci riporta l’immagine della giovinezza (e dell’America) un attimo prima che tutto finisca. Un breve frammento di una bellezza tanto luminosa da restare impressa per sempre…

  • ROCK CORN | Quando la musica incontra il cinema
  • VIDEO | Qui il trailer di Jazz On A Summer’s Day:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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