Damiano Panattoni ROMA – Impossibile non essere emotivamente coinvolti da Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey. Due i motivi principali, la sua sceneggiatura, concentrata su di uomo anziano afflitto da demenza, aiutato nel suo limbo senza tempo da una ragazza. Una storia di formazione oltre che di generazioni, scritta con dolcezza e drammaticità da uno dei più grandi autori americani contemporanei, Walter Mosley, che per la serie (distribuita da Apple TV+) ha adattato il suo omonimo romanzo uscito nel 2010. L’altro motivo peculiare? Le interpretazioni di Samuel L. Jackson e di Dominique Fishback, ovvero il cuore e l’anima di una serie che, proprio grazie a loro, allontana un evolversi narrativo a volte faticoso. È però innegabile quanto The Last Days of Ptolemy Grey – il titolo originale – sia un ulteriore esempio di quanto la serialità Apple sia attentissima alla qualità (qualcuno ha detto Scissione?), avendo il coraggio di osare con operazioni come quella che vi stiamo raccontando.
La storia? Rimasto solo, senza il nipote che lo accudisce, e messo brutalmente davanti alla sua mortalità, il vecchio Tolomeo Grey (Jackson, appunto) vive in mezzo allo squallore, in una casa sudicia e stracolma di ricordi sbiaditi. Non può buttare via nulla perché non è sicuro di cosa sia prezioso e cosa non lo sia, e non c’è nessuno di cui lui si possa profondamente fidare. Sua moglie, molto più giovane, Sensia Howard (vista nelle allucinazioni di Tolomeo è interpretata da Cynthia Kaye McWilliams), ha avuto un ictus fatale venti anni prima, e il suo amato nipote Reggie (Omar Benson Miller), che rappresentava per Tolomeo l’ultimo legame con il mondo esterno, all’inizio della serie viene ucciso durante una sparatoria.
La vita di Tolomeo riceve una una scossa quando Robyn (Fishback) rimane orfana. Inizialmente è accolta dalla nipote di Tolomeo, Niecie (Marsha Stephanie Blake), ma alla fine viene sfrattata e va a vivere con quello che lei chiamerà “Papa Grey”. Robyn ha solo 17 anni ma ha vissuto una vita turbolenta come Tolomeo, ed è desiderosa di aiutare il vecchio che come fosse la nipote che non è mai stata. Da qui parte il viaggio de Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey, suddiviso in sei episodi in cui la regia si alterna in diversi autori (a cominciare dal bravo Ramin Bahrani) e, parallelamente, si suddivide sulla maturazione di Robyn e la redenzione di Tolomeo. L’uomo prova a riconciliarsi con il suo tumultuoso passato, provando stoicamente a mettere da parte un destino segnato per coltivare l’eredità che gli è stata lasciata, aiutando come può la sua famigli allargata.
Splendidamente disegnata, Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey pone diverse domande, a cominciare su quale sia il posto di ogni essere umano nel disegno universale, che tipo di impatto abbiamo sulla vita degli altri e quali ricordi siamo destinati a lasciarci alle spalle. Per questo, e più in generale, la serie di Walter Mosley si può considerare anche come un mosaico stratificato sull’inafferrabilità del tempo, che si scontra con la ricerca della felicità. Ciononostante, quella di Tolomeo è una storia piena di speranza, con momenti quasi fiabeschi e commoventi, mettendo in primo piano una prospettiva raramente rappresentata sullo schermo – quella di un uomo di colore, molto anziano, affetto da demenza –, incoraggiando gli spettatori ad una riflessione sulla mortalità, sulla saggezza e sulle promesse di un futuro migliore.
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Qui il trailer de Gli Ultimi Giorni di Tolomeo Grey:
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