ROMA – Kate Cooper, ex-cacciatrice di uragani segnata dall’incontro con un tornado durante i suoi anni al college, ora studia i percorsi degli uragani nel suo ufficio di New York, al sicuro e al riparo dal campo d’azione. Questo finché il suo amico di vecchia data, Javi, non la spinge a tornare in gioco per testare un nuovo sistema di tracciamento super-tecnologico. Il suo percorso incrocia quello di Tyler Owens, un’affascinante e spericolato scienziato-superstar dei social media, che si diverte a postare le sue avventure a caccia di tempeste. Ecco quindi Twisters, il nuovo film di Lee Isacc Chung con protagonisti Daisy Edgar-Jones, Glen Powell, Anthony Ramos, Sasha Lane, David Corenswet, Maura Tierney e Kiernan Shipka, ora al cinema con Warner Bros. Pictures.

Un progetto a lungo rincorso, tanto che di un ipotetico Twisters si era già parlato agli inizi degli anni Duemila. Il co-protagonista del quasi omonimo cult di Jan de Bont del 1996, Bill Paxton, dopo il successo della sua prima regia (Frailty – Nessuno è al sicuro), propose alla Universal Pictures l’idea di una modernizzazione della storia del Tornado dei Tre Stati che nel 1925, tra il Missouri, l’Illinois e l’Indiana, tolse la vita a 751 persone. In produzione James Cameron, il film, concepito per il Rating R (vietato ai minori) e dal taglio fortemente realistico, sarebbe stato girato in 3D. Da qui il titolo non-ufficiale: Twister 3D. L’imponenza produttiva e alcune preoccupazioni legate al budget, tuttavia, fecero piombare il progetto in un development-hell da antologia.

La scomparsa di Paxton nel 2017 fece il resto. Sotto altra forma filmica, ma anche la stella del film originale, Helen Hunt, provò a realizzare il suo Twisters. Nel luglio 2020 fece un pitch agli executives della Universal con una storia che avrebbe rivisto la sua Dottoressa Jo Harding collaborare con un team scientifico di un college storicamente nero dell’Oklahoma (guidato dal co-protagonista Daveed Diggs), che usa le proprie invenzioni per fermare i tornado. Il progetto entrò in pre-produzione nell’estate di quell’anno per poi essere cancellato a dicembre. Questo perché quella della Hunt e Diggs non fu l’unica proposta arrivata sul tavolo della Universal per un sequel-revival di Twister. Nel giugno dello stesso anno si fecero sotto anche Joseph Kosinski e Frank Marshall.

Si sarebbe trattato di sequel diretto del quasi omonimo capitolo incentrato tutto sul rapporto tra Jo Harding e sua figlia. L’idea piacque alla Universal ma anche alla Amblin Entertainment e la Warner Bros in co-produzione che ne annunciarono la realizzazione per l’ottobre 2022 incaricando Mark L. Smith di occuparsi della stesura dello script. Poi l’imprevisto con Kosinski che scelse di fare un passo indietro per dedicarsi interamente a F1 e quel Lee Isacc Chung fresco del successo di Minari in sua sostituzione per la regia nel dicembre 2022. A questo punto Twisters cambia pelle. Da sequel diretto del film del 1996 diventa un sequel standalone a pieno titolo, vale a dire, una storia del tutto indipendente dal precedente ma comunque ambientata nello stesso universo narrativo.

Nonostante tutto, però, Chung ha cercato di omaggiare il predecessore, ora attraverso piccoli easter egg (Dorothy su tutti nda), ora nella scelta di filmare Twisters in pellicola Kodak 35mm e di girarlo, tutto in esterna, in Oklahoma. L’obiettivo, per Chung, era quello di catturare i colori naturali e vibranti di quelle terre rurali in modo vivido come solo la pellicola è in grado di fare. Il resto è merito di una regia dal sapore spielbergiano in grado di accogliere e avvolgere in immagini i maestosi tornado scenici per restituirli sin dentro l’occhio dello spettatore tra panoramiche da sogno e sequenze tipicamente disaster. Non è lì però che risiede il cuore di Twisters, la sua pulsante anima filmica, quel qualcosa capace di catturare il pubblico.

Quella sta tutta tra le maglie narrative di un racconto che strumentalizza la caccia al tornado per raccontare di elaborazione del lutto, di legami spezzati e altri da ricucire, di solidarietà e sciacallaggio – di scienza e del sapere come chiave di volta – ma anche di paure ataviche e di come riuscire a convincerci. «Le paure non si affrontano, si cavalcano» dice (bene) una linea dialogica di Tyler Owens che vale quanto una seduta di psicoterapia. Perché ci sono volte, nella vita, in cui non ci si può nemmeno permettere il lusso di avere paura. Se Twisters passerà alla storia del cinema, però, sarà soprattutto per i suoi interpreti. E già una produzione che può permettersi attori come Ramos, Lane, Tierney e Corenswet come co-protagonisti parte bene.

Se poi al centro della scena ci metti quel Powell sempre più certezza attoriale che tra Top Gun: Maverick, Tutti Tranne Te e Hit Man continua a cambiare forma interpretativa senza mai sbagliare un colpo e una Edgar-Jones intensa, drammatica, brillante e sensuale al primo ruolo importante sul grande schermo dopo aver conquistato il piccolo con Normal People, ecco che arriva la ricetta perfetta del perfetto blockbuster estivo. Twisters, una grande avventura, un grande film che non può che piacere a tutti.
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