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The Whale | Brendan Fraser, Mickey Rourke e la doppia anima di Darren Aronosfky

Charlie e Randy. La balena e il wrestler. Due padri e due figlie. Ma qual è il vero Aronosfky?

Darren Aronofsky
Charlie o Randy? Darren Aronofsky in azione sul set.

MILANO – Con l’arrivo al cinema di The Whale sembra essere chiaro che la filmografia di Darren Aronosfky si sia spaccata a metà in un periodo precedente a Noah – il film del 2014 dedicato all’episodio dell’Arca di Noè – che corrisponde ad una fase in cui ha lavorato a opere come Il Cigno Nero e The Wrestler che riflettono su condizioni umane come il dovere e la redenzione nelle loro versioni più tossiche e malate – e in uno post-Noah, concentrato più sulle allegorie che riguardano tali condizioni umane, una fase che comprende lo stesso film con Russell Crowe, Madre! e appunto, The Whale. Il wrestler e la balena sono personaggi di questi due periodi che si somigliano molto nei loro sviluppi e negli intenti, anche a partire dalla loro genesi: entrambi presentati a Venezia (anche se con risultati diversi: The Wrestler vinse il Leone d’Oro) segnano la metamorfosi, anche letterale, di due attori fino a quel momento rimasti in disparte: Mickey Rourke e Brendan Fraser.

The Whale
Brendan Fraser in una scena di The Whale.

Il primo, muscoloso. Il secondo, obeso. Entrambi carichi di un dramma che li rende mortali più di quanto già non lo siano, messi di fronte alla costrizione di rimediare agli errori del passato: molta malizia negli obiettivi di questi due personaggi (lo fanno solo perché sempre più vicini alla loro fine) ma più centrati nell’esecuzione che, in entrambi i casi, ha a che fare con un ricongiungimento famigliare. La differenza sta tutta in The Whale, che facendo parte di quel cinema di Aronosfky che indaga sugli aspetti sopracitati tramite le allegorie, tenta di fare una summa anche di quel suo cinema antecedente, purtroppo però fallendo e dimostrando tutte le soluzioni fallaci di questa nuova fase del regista. Eppure The Whale, esattamente come era The Wrestler, è fondamentalmente la storia del riavvicinamento di un padre e una figlia.

The Whale
Aronosfky e Fraser in una pausa sul set di The Whale.

Brendan Fraser è Charlie, un professore sull’orlo di un collasso fisico dovuto alla sua obesità: l’unica cosa che placa le sue dolorose fitte al cuore e ai polmoni è il saggio dedicato a Moby Dick scritto alle medie da Ellie (Sadie Sink), sua figlia che non vede ormai da anni. La sua relazione omosessuale lo ha fatto allontanare dalla famiglia e il suicidio del suo partner lo ha confinato in uno stato mentale in cui trova conforto solo nel cibo. Rifiuta le cure e tenta come ultimo disperato gesto di riunirsi alla figlia che però lo ripudia. Charlie trova i suoi unici attimi di conforto di questa esistenza dissoluta nel cibo e nella letteratura, che insegna. Per non pensare alla morte del partner ha escluso tutti dal resto della sua vita. L’unica persona che lo aiuta è l’infermiera Liz (Hong Chau), sorella del fidanzato che fa quel che può per un uomo in condizioni critiche. Lui invece aiuta – quanto meno da lontano – la figlia, sacrificando tutti i suoi risparmi per un fondo destinato al college della ragazza.

The Whale
Sadie Sink, la figlia del personaggio di Brendan Fraser in The Whale.

In questa reclusione da tutto e tutti c’è un’idea di isolamento dovuta alla paura di come appare agli occhi degli altri in quelle condizioni, ma in realtà l’unico odio che Charlie riceve nel film non ha mai nulla a che fare con il suo aspetto fisico, bensì con il suo carattere saccente: la sua presunzione nell’aver pensato che nemmeno la figlia gli avrebbe voluto bene. Ovviamente Ellie prova tutt’altro che bene per lui, ma questo odio ha a che fare con l’abbandono e il ricongiungimento che ne consegue, ha il sapore di un cliché. Il già precario equilibrio della situazione si incrina con l’entrata in scena di Thomas (Ty Simpkins), membro della chiesa New Life, la medesima di cui faceva parte il suo compagno. Così Charlie con il cibo accantona il trauma irrisolto della morte del partner e con la tesina della figlia idealizza un rapporto che difficilmente può riconquistare.

The Wrestler
Aronofsky con Mickey Rourke sul set di The Wrestler

Facciamo un passo indietro: ricordate The Wrestler? Mickey Rourke era Randy “The Ram” Robinson, un wrestler in povertà e confinato a piccoli match amatoriali. Anche lui vive per scelta in solitudine – come Charlie – con il wrestling come unico strumento a mandarlo avanti. Trova conforto nella compagnia di Pam (Marisa Tomei), una spogliarellista. Un infarto dopo un match, lo costringerà ad accantonare la sua carriera ormai al capolinea. Sotto consiglio di Pam
decide di avvisare la figlia Stephanie (Evan Rachel Wood) che nonostante tutto
dimostra – come Ellie – di voler riallacciare i rapporti con lui. Randy tornerà poi a lottare con le sue ultime forze infrangendo di nuovo le speranze che la figlia nutriva in lui, di vedere una persona finalmente cambiata. Randy decide così di dedicarsi fino all’estremo a quella che – almeno per lui – gli risulta essere l’unica cosa che è stato mai capace di fare: il wrestling.

The Wrestler.
Un altro padre, un’altra figlia: Rourke e Evan Rachel Wood in The Wrestler.

Il wrestling come uno strumento di fuga, come la tesina su Moby Dick, che in una parte recita (secondo le parole di Ellie) che l’elenco dei nomi delle balene che fa Herman Melville nel suo romanzo serve solo a posticipare la tristezza che aspetta al Capitano Achab, il protagonista del libro. Un riferimento meta testuale che già contiene l’ammonimento nei confronti di come si concluderà la storia dello stesso Charlie. L’allegoria che è questa “balena bianca” per Charlie è abbastanza ingenua e fin troppo diretta per non coglierla, e sortisce lo stesso effetto che Ellie recrimina al romanzo di Melville nella sua tesina: posticipa. È come il bicchiere di latte in Il Sospetto di Hitchcock: già conosci la sua funzione; il perché è illuminato. È piuttosto chiaro. La lotta per Randy non è così metafisica: lui non è Charlie e non ha la sua cultura. Per Randy il wrestling è una valvola di sfogo come lo è il cibo per il personaggio di Fraser, e insieme all’uso sconsiderato di steroidi raggiunge quell’opposto estremo e malato di una forma fisica solo all’apparenza perfetta rispetto a quella del professore, ma il risultato sarà il medesimo.

The Whale
Aronfsky con Matthew Libatique, il suo storico direttore della fotografia.

Le fughe che compiono il wrestler e la balena in The Wrestler e in The Whale sono per scappare da quello che volente o nolente, è considerato un obbligo: il ricongiungimento con le proprie figlie; Ellie ne rappresenta la fase più adolescenziale, mentre Stephanie rappresenta già una fase più adulta. Entrambe odiano i propri padri, ma se una commette l’errore di regalarsi una speranza, l’altra giungerà ad un punto di rottura come in una non-conclusione. Randy e Charlie tentano di riunirsi alle loro figlie perché hanno paura della morte, ma ne hanno paura perché si sono sempre considerati in qualche modo immortali: entrambe le loro forme fisiche raccontano un’altra storia, ma Randy vede nel ring l’unico luogo in cui potrà vivere per sempre, mentre Charlie tenta di lasciare una qualche eredità nelle sue lezioni, le stesse che cerca di impartire alla figlia. Entrambi sono spinti da una forma di egoismo, non c’è un reale interesse nei loro ricongiungimenti.

The Whale
L’ultimo atto della balena: Fraser in The Whale.

In The Whale tutto è affidato alla performance di Brendan Fraser, fiore all’occhiello del film (insieme a Sadie Sink), confinando il dramma e la risoluzione del trauma – cardine della pellicola – a questa gigantesca allegoria che è una dichiarazione di intenti già nel titolo. The Whale, in questa “nuova fase” del cinema di Aronofsky tenta comunque di fare una sintesi di tutto quello che c’è stato prima, ma si perde in questo almanacco di significati da ricercare così come faceva il deludente Madre!. The Wrestler invece giocava sullo stesso livello del ring: più fisico, violento e carnale. Come lo era Il cigno nero. Per questo più vero e privo di metafore. Non sta a significare che lo rende più bello dell’altro, ma non ha nulla a che fare con le allegorie e questo probabilmente lo rende più riuscito come lo è forse tutta quella fase della carriera di Aronofsky.

L’ultimo volo di Randy in The Wrestler.

E quindi? Le storie si concludono allo stesso modo: in The Whale, Charlie, sul punto di collassare, tenta con tutte le forze di alzarsi dal divano, incitato dalle parole della figlia che legge la tesi come fosse un incantesimo. In The Wrestler, Randy si rialza con tutte le sue forze durante il suo ultimo incontro e, sfiancato, si arrampica su un palo del ring per lanciarsi nella celebre finisher, per l’ultima volta. Sia Charlie che Randy spariscono in una dissolvenza verso il bianco: uno è perdonato; l’altro è celebrato. Possiamo immaginare l’effetto che sortirà The Whale alla carriera di Aronofsky (qualche idea l’abbiamo già per Fraser, ma potremmo trarre delle conclusioni solo dopo gli Oscar), ma la divisione nel suo cinema pare netta. Il film con Fraser potrà segnare il trampolino di lancio per un’ulteriore fase della carriera, quella in cui sintetizza i traumi attraverso le allegorie. Solo allora scopriremo se verrà celebrato. Ora è sicuramente perdonato dopo il passo falso con Madre!, ma The Whale segna ancora qualche riserva in termini di storytelling. Qual è il vero Aronofsky?

  • INTERVISTA | Darren Aronofsky: «Ecco il messaggio di The Whale…»
  • VIDEO | Il trailer italiano di The Whale:

 

 

 

 

 

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