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The Spark, quella scintilla necessaria e una rivoluzione verde chiamata ZAD

La lotta e l’ambiente, la natura e l’uomo. Un documentario importante e perché non perderlo

Un dettaglio della locandina di The Spark, in originale L'étincelle.

ROMA – Umano, animale e vegetale. Tre mondi diversi, una convivenza difficile, negli anni sempre più complessa. Non è un caso che – anno dopo anno – si moltiplichino documentari e film che raccontano speranze (tante) e conflitti (altrettanti). Nella nostra sezione dedicata a cinema e ambiente, Hot Corn Green (che trovate qui), cerchiamo di intercettare tutti i titoli che toccano questo tema e The Spark di Valeria Mazzucchi e Antoine Harari – fomidabile documentario presentato al Festival CinemAmbiente di Torino – fa senza dubbio parte della categoria. Ma cos’è esattamente The Spark? E perché è un documento (e non solo un documentario) tanto importante?

La lotta e l’ambiente: una scena di The Spark.

Il film – di cui potete vedere il primo trailer in fondo all’articolo – segue per tre anni gli abitanti della ZAD di Notre Dame-des-Landes, la Zone à Défendre nata nel 2008 vicino Nantes per impedire la costruzione di un aeroporto. Su quel territorio vediamo così svilupparsi una comunità di persone capace di rimettere al centro le lotte ecologiche e la necessità di opporsi alla proprietà privata per riconquistare il potere sulla gestione del (proprio) territorio. Il risultato? Mese dopo mese diventeranno un simbolo per tutti i movimenti ecologisti del mondo. In The Spark vediamo tutto questo, dall’entusiasmo alla paura, dalla festa per l’abbandono del progetto dell’aeroporto allo sgombero dell’area con la più grande operazione di polizia dal 1968.

Un dettaglio dei luoghi dov’è stato girato il documentario.

«Trascorrere del tempo alla ZAD ci ha permesso di scoprire una dimensione di vita collettiva e di confrontare il sogno di una vita alternativa con la realtà del quotidiano», hanno spiegato la genesi dell’opera i due registi, la regista Valeria Mazzucchi e il giornalista Antoine Harari. «Immaginate una foresta vicino a Nantes e un gruppo di persone che riesce a mettere in pratica delle forme alternative d’organizzazione. Per raccontare cosa succede alla ZAD abbiamo assunto uno sguardo empatico con i residenti, evitando così di entrare in un approccio meramente politico». Non c’è finzione, solo reale dentro le immagini di un film che è puro cinéma vérité e che ha il merito di porre lo spettatore davanti a domande solide e concrete: chi ha ragione? Cos’è la ragione? Chi decide cos’è il bene comune? E in nome di cosa?

La quiete dopo la tempesta: un frame di The Spark.

Domande che – ovviamente – non possono avere risposta immediata, ma che qui, tra la lotta e i sorrisi degli “zadisti” fanno ripensare a un modello di società messo in ginocchio dalla pandemia e che così com’è non può funzionare a lungo. Ed ecco allora il senso di quel meraviglioso titolo francese, L’étincelle, scintilla, diventato per forza di cose The Spark in inglese: «Perché in mezzo a tutte queste scintille sparse per l’Europa», spiegano Mazzucchi e Harari, «una di loro potrebbe diventare la piccola fiamma che ci guida verso un futuro più sostenibile…». E allora una, cento, mille étincelle

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  • IL TRAILER | Qui il trailer italiano di The Spark

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