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Il Super Bowl e quella frase di Mad Men

L’evento sportivo dell’anno visto da New York. Tra Justin Timberlake e commercials

NEW YORK – Lo scorso weekend non si parlava d’altro, ogni ristorante chiudeva alle 19, ma ogni bar pullulava di tifosi, alette di pollo e birra. Nemmeno i -4 gradi hanno fermato i newyorchesi per ciò che negli Stati Uniti è considerato il giorno più atteso e celebrato dopo quello del Ringraziamento: il Super Bowl. Seguito da più di cento milioni di telespettatori, si tratta della finale del campionato dell’NFL, la lega professionistica statunitense del football americano che assegna il titolo di campione del mondo di questo sport. Una delle ragioni che rende il Super Bowl un evento pop culture così di richiamo, specialmente per i fans meno sportivi? Esattamente ciò che avviene nel mezzo della partita.

Peter Dinklage e Morgan Freeman in uno degli spot del Super Bowl.

Oltre all’Halftime Show, intervallo musicale che vede ogni anno alternarsi grandi artisti come Justin Timberlake, tornato ad esibirsi in un medley dei suoi più grandi successi dopo il famoso scandalo del capezzolo con Janet Jackson nel 2004, il momento più atteso è infatti dedicato alle pubblicità, i commercials. Il valore di uno spot è enorme essendo il Super Bowl il programma più seguito dell’anno e può generare incredibili entrate per un marchio di qualsiasi tipo, non a caso molte case di produzione scelgono proprio questo momento per lanciare i trailer dei nuovi film.

Danny De Vito in un altro spot trasmesso durante il Super Bowl.

Se hai un messaggio che vuoi far girare in tutta America, non c’è uno stadio più grande. Se chiedete ad uno spettatore che non segue il football come passerà la domenica del Super Bowl probabilmente vi dirà: «Lo guarderò per i commercials». Le compagnie investono circa 5$ milioni per 30 secondi di pubblicità (facendo incassare 240$ milioni al canale televisivo che trasmette la finale) e perciò la curiosità cresce: non solo le persone non saltano le pubblicità, ma fanno di tutto per guardarle, anche se non stanno davvero guardando la partita.

Justin Timberlake in posa per un selfie nell’Halftime Show.

Semmai partecipaste ad una festa per il Super Bowl, notereste come molte delle chiacchiere nella stanza si placano quando arriva uno spot (spesso introdotto da qualcuno che zittisce tutti con la frase «Commercials»). Ma non è tutto qui. Siti come YouTube, Facebook e Instagram hanno dato agli spot lunga vita anche dopo il Super Bowl, motivo in più per le agenzie pubblicitarie per renderli divertenti, entusiasmanti e clickbait. E alla fine della lunga giornata non si può che dar ragione a Don Draper, verosimile pubblicitario protagonista della serie Mad Men e interpretato da Jon Hamm, quando diceva: «Ogni pubblicità si basa su una sola cosa: la felicità…».

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