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Spartacus | Kirk Douglas, Kubrick e quella volta che Dalton Trumbo ritrovò il suo nome

Tra liste nere, malumori e amicizia: ma com’è nato uno dei titoli più celebri del filone peplum?

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ROMA – Sul finire degli anni Cinquanta l’industria hollywoodiana investì milioni di dollari nella produzione di kolossal storici, i cosiddetti peplum, film in costume ambientati principalmente nella Grecia antica o durante i fasti della civiltà romana. Titoli come Cleopatra o Quo Vadis?, Ben-Hur e Le fatiche di Ercole. Tra questi è impossibile non citare Spartacus di Stanley Kubrick (lo trovate su CHILI). La rappresentazione ispirata alla vita di Spartaco, gladiatore a capo di una rivolta di schiavi che sfociò nella terza guerra servile durate il I secolo a. C. a Roma. Una storia raccontata da Howard Fast nell’omonimo romanzo del 1951 e che Kirk Douglas decise di trasformare, nel 1960, in un film acquistando un’opzione del libro.

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Stanley Kubrick e Kirk Douglas sul set di Spartacus

Una scelta dettata dallo scontento per non aver ottenuto la parte di Ben-Hur nel film di William Wyler – ruolo che andò, invece, a Charlton Heston – e che spinse l’attore a convincere la Universal a produrre il film. Come? Persuadendo Laurence Olivier, Charles Laughton e Peter Ustinov a prendere parte al progetto, schiacciando così la concorrenza rappresentata dalla United Artist che stata lavorando a una propria versione di Spartacus diretta da Yul Brynner. Originariamente sarebbe dovuto essere lo stesso Fast ad adattare in una sceneggiatura il suo romanzo, ma la difficoltà di confrontarsi con la scrittura per cinema convinse Douglas a chiamare Dalton Trumbo. Il leggendario sceneggiatore di Vacanze Romane, messo nella lista nera di Hollywood perché accusato di avere simpatie comuniste, scrisse lo script del film in sole due settimane.

Una scena del film

Ma, dopo il licenziamento di Anthony Mann alla regia per mano di Kirk Douglas alla fine della prima settimana di riprese, bisognava trovare un nuovo regista per il film. La scelta ricadde sul trentenne Stanley Kubrick con cui l’attore aveva già lavorato in Orizzonti di Gloria. Con quattro film all’attivo, Kubrick si ritrovò dietro la macchina da presa di un kolossal da 12 milioni di dollari di budget – rispetto al milione a disposizione per il film precedente – e un cast di 10.500 persone. Unico film della sua carriera per il quale non ebbe il controllo totale – tanto da dissociarsene in parte – Spartacus fu attraversato dai malumori tra Kubrick e il direttore della fotografia Russell Metty e i compromessi tra il regista e la produzione su set e ambientazioni, tra teatri di posa e scene girate all’aperto.

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Dalton Trumbo, sceneggiatore di Spartacus

A rendere ancor più teso il clima sul set proprio la decisione di Trumbo di firmare la sceneggiatura con lo pseudonimo di Sam Jackson. Una pratica usata già ampiamente per aggirare l’ostracismo dato dalla lista nera, ma che Kirk Douglas e Edward Lewis, vicepresidente della società cinematografica dell’attore, la Bryna Productions, ritenevano ingiusta. Fu proprio Douglas a contribuire a ristabilire il nome di Trumbo a Hollywood. Come ha raccontato lo stesso attore nella sua autobiografia, Stanley Kubrick, per sopperire alla mancata firma della sceneggiatura da parte di Trumbo, suggerì di mettere il suo nome sullo script del film. Una proposta che infastidì non poco Douglas e Lewis al punto che l’attore, dopo dieci anni di assenza da Hollywood, fu il primo a far rimettere piede su un set allo sceneggiatore. La risposta di Trumbo all’amico attore? «Grazie, Kirk, per avermi restituito il mio nome».

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