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Sorry to Bother You | L’inedito da vedere che vi spiega il capitalismo

Dopo il successo in USA, finalmente arriva in Italia (in digitale) il film diretto da Boots Riley

Sorry to Bother You
Lakeith Stanfield in un dettaglio del poster di Sorry to Bother You

LONDRA – No, non è facile, ma per provare a raccontarvi Sorry to Bother You, iniziamo citando proprio le parole del suo regista (esordiente assoluto), Boots Riley: “Il film è un’assurda commedia oscura con aspetti di realismo magico e fantascienza, ispirati al mondo del telemarketing”. Sì, avete capito bene, se lo avete capito davvero: una commedia che è anche un film sci-fi, un trattato sul pragmatismo e sul (nuovo) capitalismo, nonché una profonda accusa a coloro che, per scopi ben poco nobili, hanno perso di vista sé stessi. Il tutto, sotto uno spesso strato di colore, lenti sfocate e surrealismo. Confusi? Non preoccupatevi. 

Tessa Thompson e Lakeith Stanfield, nel film Detroit e Cassiuns “Cash” Green

Perché, che Riley sia bravo, come regista e come sceneggiatore – pensate, la storia arriva direttamente dall’omonimo album del 2012 composto da lui insieme alla sua band, i The Coup -, ce ne accorgiamo fin da subito. Abbiamo come l’impressione che la storia del protagonista, Cassiuns “Cash” Green, interpretato da Lakeith Stanfield, al verde e in cerca di lavoro, voglia andare a parare da qualche altra parte. Un po’ come succede nell’incipit delle puntate dei Simpson. Si parte dall’effetto, si arriva alla causa.

Boots Riley e Steven Yeun sul set

E che Riley sia un diretto discepolo di Spike Lee, lo si vede per come riprende Detroit – Tessa Thompson –, artista e fidanzata di Cash. La illumina, la colora, la carica di esasperante vitalità, di impegno sociale e politico. Senza mai perdere il filo della storia, che non ha paura di essere assurda. Infatti, Cash, trova un lavoretto in un’azienda di telemarketing che, scopriamo, è diretta alleata della WorryFreem, miliardaria società che sottopaga (anzi, schiavizza) i suoi dipendenti. Cash, però, nel suo lavoro è bravo: vende.

Lakeith Stanfield

Vende per telefono, adottando l’infallibile tattica della white voice. Ovvero, “Rassicura i clienti e fai sentire loro quello che vorrebbero sentirsi dire”, gli suggerisce un eccezionale Donald Glover. Mentre i suoi colleghi organizzano un picchetto di protesta, Cash viene promosso al piano di sopra, diventa Power Caller e finisce per conoscere l’ambiguo Steve Lift (Armie Hammer!), CEO della WorryFreem. Quindi, che fare: combattere fianco a fianco ai propri fratelli, o scalare rapidamente la piramide sociale fino alla sua vetta più alta (e ripida)?

Sorry to Bother You
Sorry to Bother You e quella t-shirt di Tessa Thompson…

Ed è qui che Sorry to Bother You (il film è inedito in Italia, ma potete vederlo su CHILI in digital), diventa la lotta radicale alle aberrazioni del potere, è la caustica protesta contro l’imperialismo, contro lo sfruttamento sociale, personale e mediatico. Talmente martellante da piegare anche uno “reale” come Cash. Così, in Sorry to Bother You, non c’è alcun senso della misura; il cinema per Riley è un parco giochi in grado di divertire ed emozionare, forse spaventare. Perché, oggi, il vero problema sono le scelte che siamo disposti a compiere, calpestando coscienza ed identità, in nome di qualcosa che ci rende (in)consapevolemte schiavi.

  • Volete vedere il film di Boots Riley? Lo trovate su CHILI

Qui potete vedere il trailer originale di Sorry to Bother You:

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