MILANO – Rebel Ridge, il nuovo film di Jeremy Saulnier, arriva su Netflix undici anni dopo Blue Ruin, la sua prima opera di successo (se non consideriamo il caotico ma divertente Murder Party) che il regista aveva realizzato con una raccolta fondi su Kickstarter e il suo fidato collaboratore Macon Blair. Blue Ruin era un revenge movie atipico in cui la vendetta, ricercata da quel protagonista derelitto interpretato proprio da Blair, era lontanissima e sembrava quasi stonare col resto della pellicola: il film ha in comune con Rebel Ridge l’inversione degli archetipi tipici dei noir (o neo-noir, che dir si voglia) che arrivano lenti prima di esplodere, forse concedendosi anche il lusso di non esplodere affatto.
Rebel Ridge segue l’ex marine Terry Richmond (Aaron Pierre) che si trova costretto ad affrontare suo malgrado, la corruzione in una piccola città quando, durante un controllo, le forze dell’ordine locali guidate dallo sceriffo Sandy Burnne (Don Johnson) gli sequestrano ingiustamente il denaro necessario per pagare la cauzione di suo cugino. Terry è l’anti-John Wick, ma l’ispirazione di Saulnier è chiaramente Rambo almeno nelle premesse, poi sconvolte da un ritmo pacato che gioca con quel ruolo di Sylvester Stallone divenuto un modello del cinema action. Ma di “action” Rebel Ridge non ha nulla e non c’è niente di sbagliato. Jeremy Saulnier dosa la violenza e la usa sapientemente come mezzo di espressione per parlare di altro, in una sequenza di eventi logici lasciati sedimentare nella mente dello spettatore grazie al tocco unico del regista in termini di “azione” e dialoghi.
Il suo cinema ci aveva già abituato, ma qui il merito è soprattutto della star di Rebel Ridge, Aaron Pierre e il suo viso placido con cui Saulnier fa a scambio con il nomadismo di Blue Ruin. È difficile dire se questo film abbia trovato Aaron Pierre o viceversa, ma la sua presenza nella pellicola lo rende l’ancora di salvezza di un regista che – forse – per paura di annaspare nell’algoritmo di Netflix (la precedente collaborazione con il regista, Hold the Dark, non aveva fatto grandi numeri), ci dimostra con un volto, un fisico e poche parole, di sapere navigare in maniera intelligente tra i generi e di saperli rimescolare anche a costo di privarsi (e privarci) di un climax pur di rimanere saldo alla proprio idea di cinema.
Questo succede proprio su Netflix, piattaforma spesso bollata come commerciale e antitetica al cinema. Eppure, ogni tanto, il colosso di Los Gatos dà fiducia ad autori incompresi, forse addirittura dimenticati (ma chi se lo scorda Green Room!) e con loro le loro idee di cinema rigoroso che vanno a sconvolgere l’algoritmo con opere che in poche ore già fanno parlare di sé: Rebel Ridge è destinato a diventare un cult.
- HOT CORN TV | Rebel Ridge, il trailer:
Lascia un Commento