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L’ultimo top player rimasto al cinema in tempi di serialità? Quentin Tarantino

A Cannes approda C’era una volta a… Hollywood e il regista si conferma l’ultimo grande divo della regia

Quentin Tarantino visto dall'artista americano Matthew Brazier.

Accerchiati dalla serialità e da eventi continui strombazzati come necessari, la verità – più o meno amara, fate voi – è che ormai nessuno oggi al cinema è in grado di raggiungere l’hype di un nuovo film di Quentin Tarantino. A Cannes, venticinque anni esatti dopo Pulp Fiction, sbarca C’era una volta a… Hollywood e la fila diventa interminabile, i giornalisti si incattiviscono per guadagnare posizioni mentre la gente a casa si guarda per dieci volte consecutive il nuovo trailer cercando di capire quale sia la canzone che riecheggia per i tre minuti (è Brother Love’s Travelling Salvation Show di Neil Diamond, antico amore di Quentin dai tempi di Girl, you’ll be a woman soon).

Una delle (molte) rielaborazioni del poster di C’era una volta a… Hollywood.

Forse ormai il solo Nolan con i suoi meravigliosi labirinti cerebrali riesce a raggiungere un’attesa tanto febbrile, con una fandom tanto appassionata e fedele da arrivare ai livelli di franchise come Star Trek o Star Wars: Tarantino non si discute, si ama, si cita e si omaggia, e si accetta anche con errori e lungaggini, figuriamoci se poi mette in scena un anno sedimentato nell’immaginario collettivo, il 1969, e un delitto che di fatto segnò la fine del sogno hippie, quello di Sharon Tate. Cinema e vita, musica e amore, estetica purissima (gli abiti e occhiali sfoggiati da Margot Robbie sono già cult), canzoni e rimandi. Ma non solo.

Un altro dei poster del film realizzati dai fan sul web.

Il nono film di Tarantino ancora non è uscito (negli Stati Uniti arriverà il 26 luglio, in Italia incredibilmente il 19 settembre, una follia) e già sul web impazzano fake poster fatti dai fan, teorie sulla trama e sui vari personaggi. Quello che sappiamo è già abbastanza, lo stesso regista ha fatto girare una lettera a Cannes per evitare spoiler tra addetti ai lavori e giornalisti, ma se la coppia Leonardo DiCaprio e Brad Pitt non fosse abbastanza per accendere entusiasmo (e lo è), ecco anche Al Pacino nel ruolo di Marvin Schwartz, produttore realmente esistito nella Hollywood degli anni Sessanta (in quel 1969 produsse 100 Rifles con Burt Reynolds).

Luke Perry in una delle scene girate con Tarantino.

Quello che Tarantino non poteva sapere è che, oltre al suo nono film, stava anche girando gli ultimi mesi di vita di Luke Perry, la star di Beverly Hills 90210 scomparsa lo scorso 4 marzo, che qui vediamo nei panni di Wayne Maunder che in realtà si faceva chiamare Scott Launcer e in quel 1969 girava a Los Angeles serie western come The Monroes. Insomma, una storia dentro l’altra, un crocevia di esistenze che diventano cinema, con quell’omaggio al mito Sergio Leone a partire dal titolo e quella passione infinita per il grande schermo che non è mai uguale al piccolo, che non può mai essere uguale. Perché alla fine i film di Quentin Tarantino si vanno a vedere in sala a prescindere, che siano ambientati nel Wyoming del 1860 o nella California del 1969. E allora San Quentin, salvaci tu e riportaci tutti ancora una volta nel buio della sala.

P.S: Ovviamente Brother Love’s Travelling Salvation Show di Neil Diamond uscì nel 1969, il 4 aprile, poco dopo che Roman Polański e Sharon Tate decisero di prendere in affitto la casa di Cielo Drive...

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