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I due volti della vendetta | Marlon Brando, Stanley Kubrick e un western da (ri)scoprire

Brando, Scorsese e un western in bilico tra tradizione e innovazione. Dove e perché rivederlo

Marlon Brando in una scena de I due volti della vendetta.

MILANO – Sembra scontato dire che I due volti della vendetta sia un western fuori da ogni schema, perché quando Marlon Brando si prende un film (qui è protagonista, regista e produttore), c’è da aspettarsi di tutto. Già dalla genesi del film si comprende come Brando – detentore dei diritti del romanzo, La storia di Hendry Jones di Charles Neider – abbia voluto imporre il suo sguardo su questa produzione del 1961. Irruento, coriaceo e determinato come il protagonista, il bandito Rio, Marlon sembrava non essere mai soddisfatto, tanto da aver allontanato Stanley Kubrick dalla direzione del film (assunta personalmente) e da aver rifiutato la sceneggiatura di Sam Peckinpah, poi sostituito da Calder Willingham e da Guy Trosper. Una produzione complicatissima dunque, per un film coraggioso che sarebbe dovuto durare cinque ore.

Marlon Brando e Karl Malden ne I due volti della vendetta.

Dad (un eccezionale Karl Malden) e Rio sono due rapinatori che, dopo aver derubato una banca in Messico, si trovano accerchiati durante la fuga. I due possono giocarsi un’ultima carta per cavarsela, ma Dad tradisce il compagno per salvarsi e scompare con il malloppo, lasciando Rio per cinque anni nelle galere messicane. Scontata la pena, Rio andrà a caccia del suo ex-amico per fargliela pagare, ma lo troverà a Monterey, California, nelle vesti di redento sceriffo della città, con moglie, figliastra Louisa (Pina Pellicer, che morì suicida tre anni dopo) e un villaggio pronto a difenderlo. Rio si fingerà benevolo in attesa di realizzare il suo piano. Ma non sono solo le nuove condizioni di forza di Dad a complicare la sua vendetta, perché la figliastra riuscirà a trovare un posto nel cuore dell’uomo.

Marlon Brando è Rio.

Il titolo originale One-Eyed Jacks (che nelle carte da gioco francesi indicano i fanti di cuori e di picche) aiuta a leggere il film come la lotta morale tra due uomini che il destino ha inizialmente unito, ma che, una volta separati, finiscono con l’odiarsi perché rappresentano due facce opposte dell’umanità. Rio (il Jack di cuori) è appassionato, orgoglioso, fedele e istintivo, un uomo che non può fare a meno di vendicarsi per il senso di ingiustizia che prova, ma, al tempo stesso, non può evitare neanche di innamorarsi. Il traditore Dad, al contrario, è un freddo calcolatore, un impotente omuncolo a caccia di un posto nell’universo, assetato di denaro, scorretto, debole con i più forti, autoritario e violento quando ha il potere.

Karl Malden è Dad.

È nella sovrapposizione degli elementi che compongono il rapporto tra i due personaggi che si gioca I due volti della vendetta. Tra l’odio di un eroe tradito incrociato al rancore di chi credeva di averla scampata, ma vive nella consapevolezza della possibile disfatta e all’inettitudine che è alla base della sua vita e del suo indebito successo, sottratto con l’astuzia e la menzogna al merito di altri. E in questo i due attori sono formidabili: Malden con il suo sguardo maligno e gli scatti colmi di frustrazione, Brando con la sua spavalda e consapevole presenza scenica, che dà allo shakespeariano dramma interiore del suo personaggio il fascino disperato dell’eroe tragico. Ed è proprio per questo aspetto che il film varia ritmi e toni, sempre mantenendo la cornice western, ma muovendosi tra il revenge-movie, il buddy-movie e il melodramma.

Brando e Pina Pellicer in una scena del film.

Un western romantico (nel senso storico del termine), I due volti della vendetta (lo trovate sul canale Western | Peplum di Film&Clips) in cui la tempesta e l’impeto derivanti dall’amore e dalla vendetta del protagonista vengono strozzati dalle dinamiche di un mondo in cui la legge non è ancora stato-di-diritto, ma viene usata per scopi personali, tenendo l’uomo di cuore ingabbiato come un animale in cattività, e per questo ancor più ricolmo di rabbia pronta a esplodere al primo errore dell’avversario.

L’elemento da sottolineare, singolare rispetto alla tradizione western è il mare che fa da sfondo i dialoghi per segnalare kantianamente lo scarto tra il finito e l’infinito, la lotta tra imperativi categorici contrastanti, la scelta dell’eroe che deve necessariamente incanalare le istanze del suo ‘io’ tra le maglie strette della realtà contingente, con tutte le sue possibili conseguenze e l’ineludibile frustrante insoddisfazione che è propria di ogni essere umano.

  • Scoprite il West nella nostra sezione: West Corn
  • VIDEO | Qui potete vedere il film per intero:

 

 

 

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