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L’altra faccia di Seu Jorge: Marighella, il film che fa arrabbiare Bolsonaro

Diretto da Wagner Moura, il cantante cambia vita e racconta un comunista: Carlos Marighella

Seu Jorge al trucco sul set di Marighella.

La storia è nota e si ripete spesso, soprattutto quando i biopic in questione riguardano personaggi politici. «Eroe», «leggenda», «mito», ci si affretta a dire da una parte. «Assassino», «killer», «una vergogna nazionale», si chiude il discorso sull’altro versante politico. Dal Che di Soderbergh al Lech Walesa riletto da Wajda, quando il cinema affronta la politica ne amplifica fatti e leggende, mescolando mito e reale. L’ultimo caso in questione è esploso in Brasile con un film ancora inedito in patria: Marighella, biopic su Carlos Marighella, guerrigliero, rivoluzionario, scrittore e politico vissuto tra il 1911 e il 1969, interpretato da Seu Jorge, cantante che già avevamo visto (e amato) ne Le avventure acquatiche di Steve Zissou.

Wagner Moura al debutto da regista sul set di Marighella.

Dopo il passaggio a Berlino, il film, diretto da Wagner Moura, ovvero il divo di Narcos, è finito sulla scrivania degli affari urgenti del nuovo presidente eletto, Jair Bolsonaro, che non ha mai fatto mistero delle proprie simpatie per il regime che uccise Marighella, al punto da definire un eroe nazionale il generale Carlos Ustra, un macellaio che torturò e uccise centinaia di persone durante la dittatura brasiliana. «Moura non racconta la violenza e gli omicidi compiuti da Marighella in vita, non sta raccontando la verità e sta cercando di mettere in cattiva luce le forze dell’ordine brasiliane», ha attaccato Bolsonaro in un video.

Seu Jorge in un’altra scena del film.

La replica di Moura non si è fatta attendere, anzi: dopo essersi fatto fotografare con il pugno chiuso a Berlino alla prima del film, dichiarando che il suo è un film di parte, ha ribattuto feroce: «Il governo brasiliano è un governo razzista e gli stessi che ieri dicevano di uccidere e torturare gli oppositori politici, oggi dicono alla gente di ripulire le favelas a tutti i costi e in tutti i modi». Intanto il film – due ore e trenta minuti tenuti in piedi da un grande Seu Jorge – attende paziente la distribuzione, con i produttori brasiliani che aspettano il momento giusto per l’uscita a Brasilia, mentre in Europa ancora non si hanno notizie sull’uscita.

Un altro momento sul set di Marighella.

Insomma, politica e polemiche, ma non solo: Moura, che nelle interviste cita il cinema italiano di Elio Petri e Francesco Rosi, ha usato il suo Marighella anche per illuminare i molti angoli scuri del Brasile contemporaneo, cercando di ricordare a tutti la storia terribile di Marielle Franco, attivista politica uccisa lo scorso 18 marzo, a Rio, da un sicario che ha affiancato la sua auto crivellandola di proiettili. La Franco stava indagando su una lunga serie di omicidi avvenuti nelle favelas che la stava conducendo addirittura ai piani alti della polizia.

Il volto di Marielle Franco su un murales di San Paolo.

Carlos Marighella come Marielle Franco dunque? No, Moura non si spinge a tanto e evita accostamenti troppo facili, ma di una cosa è certo: il cinema non è solo intrattenimento, può servire anche come forma di memoria. Perché a volte raccontare il passato serve a capire meglio il presente.

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