Manuela Santacatterina ROMA – Prendete Chi ha paura di Virginia Woolf? di Mike Nichols e Marriage Story di Noah Baumbach, aggiungeteci un tocco di Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman e Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick. Mescolate il tutto e avrete un’idea delle atmosfere di Malcolm & Marie. Il primo film ad essere stato completato dopo l’inizio della pandemia, diretto da Sam Levinson e distribuito da Netflix. Una sceneggiatura scritta in tempi record – solo sei giorni – durante la pausa forzata (causa Covid) dalle riprese della seconda stagione di Euphoria in cui Levinson ritrova la sua protagonista, Zendaya, nella doppia veste di attrice e produttrice.
Ad affiancarla John David Washington nei panni di una coppia, i Malcolm & Marie del titolo, di ritorno in piena notte nella loro villa di Carmel, California. Lui, completo nero e camicia bianca, è un’esplosione di energia. Ha appena presentato il suo nuovo film e la reazione di pubblico e stampa è stata eccezionale. Lei, lungo abito argentato, ha l’aria annoiata e seccata mentre prepara al compagno un piatto di mac & cheese. Malcolm ha dimenticato di ringraziarla durante il suo discorso alla première del film. La miccia che farà esplodere una bomba di rabbia e risentimento covata tutta la sera e destinata a illuminare la loro notte insonne.
Filmato in 35 millimetri e illuminato dal bianco e nero brillante della fotografia di Marcell Rév, Malcolm & Marie è un tour de force attoriale e sentimentale. Zendaya e John David Washington parlano, urlano, si baciano, litigano, fanno pace. E poi di nuovo, litigano, piangono, ridono, si confidano. Tutto nell’arco di una notte che potrebbe allontanarli per sempre. Girato all’interno della villa e a ridosso dei suoi spazi esterni, il film non risulta mai un luogo angusto grazie alla capacità di Levinson di giocare con gli spazi e le inquadrature, amplificando l’ariosità della sua architettura. Una dinamicità che trova un alleato nella sceneggiatura verbosa e teatrale di Malcolm e Marie che mostra tutta la bravura dei suoi due interpreti.
Zendaya e John David Washington modulano le emozioni dei loro personaggi come se fossero seduti, con la presa ben stretta, su un vagone delle montagne russe. Sono elettrici, appassionati, disperati, incazzati, eccitati, arrabbiati. Due personaggi carismatici, a tratti insopportabili e, un attimo dopo, indifesi. Protagonisti di un film intenso che riflette su quella linea sottilissima che separa amore e bisogno, sentimento e abitudine e sul legame tra creazione artistica e relazione. Marie accusa Malcolm che la trama del suo film – il percorso di disintossicazione di una ragazza afroamericana – sia basata sulla sua vita e che non abbia avuto neanche il buon gusto di ringraziarla pubblicamente per non distogliere l’attenzione su di lui e il suo talento.
Lui le recrimina di essere egocentrica e troppo spaventata dalla paura di non riuscire a combinare nulla – Marie era un’aspirante attrice che sta vivendo una fase di stallo professionale – rovinandogli la notte più importante della sua vita. Da queste due posizioni, Sam Levinson sfreccia frecce a favore di uno o dell’altro punto di vista in un rimpallo continuo di accuse interrotto da parentesi d’intimità in cui la coppia depone le armi. Ma Malcolm & Marie è anche un meta racconto sull’industria di Hollywood, un ritratto divertito e feroce alla critica cinematografica e una riflessione sulla razza («Non tutto quello che faccio è politico solo perché sono nero» afferma Malcolm riferendosi alle reazioni della stampa al suo film). La danza furiosa e sensuale di un uomo e una donna che potremmo essere noi.
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Qui potete vedere il trailer di Malcolm & Marie:
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