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Avengers Infinity War: 5 motivi per cui dovete rivederlo su CHILI

Maestoso, tragico, spettacolare: perché rivisto tre mesi dopo il film dei Russo è ancora più potente

L’EPICA Achille o Ettore, l’Orlando o il Carlo Magno. L’epica e la sua millenaria bellezza, oggi, sono racchiusi dentro questo arazzo di supereroi con macchie e paure, che prendono in prestito i temi delle più grandi epopee per dar loro una nuova luce, facendole evolvere in un tempo nuovo. E, se andiamo su Avengers: Infinity War, non è un azzardo continuare a dire che il Marvel Cinematic Universe è quello che oggi più si avvicina ad un’Iliade o ad un Orlando Furioso. Fin dal primo Avengers, passando per Age of Ultron e Civil War, il fattore cavalleresco – con i sacrifici, i tradimenti, le guerre e il perdono – è predominante. Personaggi forti e valorosi, un incastro di personalità che lottano contro il Male. Come nell’Iliade di Omero. Come nella Guerra Infinita contro Thanos.

Chris Hemsworth/Thor insieme a Rocket Raccon e Teen-Groot

 

FATHER & SON Thanos (Josh Brolin, capace di essere eccezionale anche in CGI) è letteralmente l’equilibrio – prima nascosto e poi celato – dell’intero filone Marvel. Talmente enorme da invadere lo schermo, e qui i Fratelli Russo lo hanno reso ancor più (dis)umanamente malvagio mettendogli accanto la figlia (adottiva) Gamora (Zoe Saldana). E il loro rapporto, la complessità di emozioni che prova Thanos verso di lei, è tra i punti più alti dell’intero film. «For you will still be here tomorrow, but your dreams may not», cantava Cat Stevens in Father & Son. E Thanos, con le sue insane visioni di uguaglianza e potere, entra di diritto nei più riusciti villain della storia del cinema. Mentre la luce, i sogni e le stelle si spengono (forse) per sempre.

L’ira di Thanos, interpretato da Josh Brolin.

 

L’ALCHIMIA No, non era affatto facile, anzi. Eppure, i Russo Brothers, nel capitolo più difficile – la classica e spettacolare penultima puntata, prima del tassello finale già posizionato a maggio 2019 –, hanno incastrato alla perfezione i tanti personaggi visti e amati nei precedenti titoli (con le candeline appena spente a celebrare i dieci anni di successi), alterandone gli schemi, le relazioni, le svolte. Tutti sono sullo stesso livello narrativo (e i divi sono davvero tanti), tutti sono il grande, fragile scudo contro quella che può essere la fine – cinematograficamente parlando, naturalmente – dell’universo. Dunque, mai come prima, l’alchimia tra loro è allo stato più elevato, da un irresistibile Thor (Chris Hemsworth) con Rocket e Groot (voci di Bradley Copper e Vin Diesel), fino all’incontro, esplosivo, tra Tony Stark (Robert Downey Jr.) e Star-Lord (Chris Pratt). Spalla a spalla, proprio come quei cavalieri coraggiosi che non si stancano di salvare il regno.

Attenti a quei due: Chris Pratt e Robert Downey Jr.

 

BLACK PANTHER Dicevamo dell’epica, e di quanto il diciannovesimo film del MCU abbia amplificato volutamente proprio quest’idea. Se nell’Iliade veniva portata sul gradino più alto tutta l’ellenicità, scintilla della cultura globale, in Infinity War, dalla verticalità moderna delle grandi metropoli, il campo di battaglia si sposta nell’ancestrale Wakanda, nel cuore dell’Africa, culla dell’umanità. E non può essere un caso, quindi, che la battaglia tra le lance dei wakandiani o il mitra di Bucky Barnes (Sebastian Stan) sia proprio una crasi di culture, di influenze, linguaggi. Un ritorno al passato per difendere un futuro che potrebbe non arrivare. E il Wakanda di Black Panther (Chadwick Boseman) è il teatro perfetto per far entrare il Cavallo di Troia.

Chadwick Boseman, Chris Evans e Scarlett Johansson in Infinity War.

 

GLI SGUARDI In Avengers: Infinity War, com’è normale e prevedibile, ci sono molte scene d’azione. Però, pur girate a regola d’arte, alternando parallelamente i personaggi sulla Terra o tra le stelle, le cose che colpiscono di più sono gli sguardi dei protagonisti, differenti primi piani dal fortissimo impatto. C’è un’enfasi, un pathos, una commozione che avvolgono le parole non dette dei characters, riempiendo il film di toccante carica empatica. Da Hulk/Banner (Mark Ruffalo) che rivede Natasha Romanoff (Scarlett Johansson), passando per Vision (Paul Bettany), fino a un personaggio in CGI come Rocket: gli occhi dei supereroi riescono a colpire al cuore, rendendo l’amore (o il dolore) il superpotere più grande. Un consiglio? Provate a rivederlo, (ri)scoprirete molte cose.

Volete (ri)vedere il film? Lo trovate su CHILI: Avengers: Infinity War

Captain America (Chris Evans) Vs. il Guanto dell’Infinito di Thanos

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