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Marcello Sannino: «La Seconda Natura, Gerardo Marotta e l’importanza della cultura»

Su CHILI trovate il documentario che celebra una delle grandi figure culturali italiane

Marcello Sannino, regista di La Seconda Natura
Marcello Sannino, regista di La Seconda Natura

MILANO – Una testimonianza preziosa è il docu-film La Seconda Natura, diretto da Marcello Sannino nel 2012 e ora disponibile su CHILI. Un ritratto che vuole celebrare la grande personalità di Gerardo Marotta, mecenate, avvocato e fondatore dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. Il regista ha risposto alle domande di Hot Corn sulla nascita del suo documentario e l’importanza fondamentale, in Italia e nel mondo, di Gerardo Marotta, figura di riferimento per studiosi e non, per riportare al centro di tutto la cultura.

Marotta nel suo studio
Marotta nel suo studio

La Seconda Natura, come è nata l’idea per questo documentario?

«Nel 2007 realizzai un documentario sulla protesta contro la chiusura della storica libreria Treves di Napoli e sul mestiere del libraio. Uno dei protagonisti della protesta, direi il principale condottiero, era Gerardo Marotta. Così ebbi modo di frequentarlo, di andare a casa sua e di cominciare a raccogliere materiale utile per un racconto, un ritratto della sua figura così complessa. Così insieme ad Antonella Di Nocera pensammo fosse giunto il momento di cominciare ad occuparsi del film su Gerardo Marotta. Era il 2008 e per quattro anni ho seguito l’avvocato e fatto ricerche nelle biblioteche e negli archivi dell’istituto Luce, delle Teche Rai e dell’AMOOD.»

Gerardo Marotta, La Seconda Natura
Gerardo Marotta, La Seconda Natura

Gerardo Marotta ha fondato insieme alla figlia di Benedetto Croce l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e coltivava il sogno di diffondere la cultura in tutta Italia. Quanto è ancora importante la sua figura per la nostra società?

«Gerardo Marotta, l’eco del suo pensiero e soprattutto la sua creatura – l’Istituto –, hanno formato e formano ancora migliaia di studiosi da tutto il mondo. Da questo punto di vista, sono certamente ancora vivi i propositi, le visioni, la passione per un’Italia ed un’Europa più unite. Suo era il monito da tantissimi anni della costituzione degli Stati Uniti d’Europa per esempio, ma direi di un mondo più giusto.»

Gerardo Marotta in un dettaglio del poster del doc
Gerardo Marotta in un dettaglio del poster del doc

Gerardo Marotta è definito come simbolo di libertà e resistenza culturale. Secondo lei come si pone oggi la cultura, e quindi anche il cinema, su questo aspetto?

«La libertà nella cultura e nel cinema si manifestano quando mettono in discussione la società in cui viviamo e ne mostrano le mostruosità, quando si occupano della persona in rapporto al contesto in cui è nato e vive. Un nuovo umanesimo, come quello che portò al Rinascimento e che era tanto caro all’avvocato. Le persone devono ripensare a come stare al mondo e bisogna andare in fondo agli istinti ed ai desideri. In questo senso ci sono sempre dei film o delle espressioni culturali che rappresentano delle sacche di resistenza. Non rappresentano certo la maggioranza, ma è stato sempre così.»

Lo studio di Marotta
Lo studio di Marotta

Lei ha una lunga carriera nel documentario e solo recentemente è passato alla finzione con Rosa pietra, stella. Considera il documentario una forma più efficace di raccontare e comunicare?

«No, non direi che il documentario è una forma più efficace della finzione. Innanzitutto perché tutto è finzione e poi perché se è vero che le persone e i luoghi veri fanno più presa negli spettatori, è pur vero che la sostanziale differenza tra i prodotti cinematografici sta nell’essere buoni film o cattivi film. Io ho scelto il documentario per molti anni perché era una forma per me più libera ed immediata, più vicina alla mia natura. Poi però ho sentito una certa stanchezza fisica proprio, una certa noia. Inoltre avevo voglia di confrontarmi con un linguaggio diverso, con gli attori che amo e odio allo stesso tempo e con questa storia (quella da cui parte Rosa pietra, stella, ndr) che seppur proveniente da una persona reale potevo realizzare solo attraverso la finzione.»

Rosa Pietra e Stella
Rosa Pietra e Stella

Se dovesse scegliere, quali sarebbero il suo regista e il suo documentario preferito? Quali sono le sue ispirazioni per il cinema?

«Questo è un esercizio sempre difficile se non impossibile. Se proprio devo indicare un lavoro dico The salesman  dei fratelli Maysles. Il regista di documentari preferito, invece, Wiesman ma farei un torto a tanti come Robert Kramer, il magnifico De Seta, Van Der Keuken, Dvortsevoy e molti altri. Così per il cinema in senso più esteso, le mie ispirazioni sono tante: adoro Rossellini, De Santis, Pietrangeli, Olmi, Fellini, Pasolini, Moretti (il primo), Cassavetes, i fratelli Dardenne, Ozu, Yamada, Koreeda, Haneke, Ophuls, Bresson, e tantissimi altri.»

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