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In Guerra per Amore | Pif, il Rapporto Scotten e la storia vera dietro il film

Il film di Pierfrancesco Diliberto prova a raccontare il ruolo della mafia nello sbarco degli Alleati in Italia

In Guerra per Amore
In Guerra per Amore

MILANO – Se nel 2013 Pif aveva raggiunto un enorme successo con La mafia uccide solo d’estate, tre anni più tardi è tornato con quello che lo stesso regista ha definito una sorta di prequel che, oltre a riprendere i nomi dei protagonisti, scava nel passato di quelle dinamiche che aveva mostrato tra gli anni Ottanta e Novanta del primo film. E, con In Guerra per Amore, dove è affiancato da Miriam Leone, fa un salto indietro di circa quarantacinque anni, portandoci nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. La tormentata relazione di Flora e Arturo, che si arruola nell’esercito per fare ritorno in Sicilia e chiedere la mano dell’amata, è solo il pretesto per dare il via alla narrazione della vera protagonista: la mafia.

Una scena de In Guerra per Amore
Una scena de In Guerra per Amore

Ed esattamente come nel precedente film, In Guerra per Amore è tragicamente ispirato a fatti reali, più precisamente a un documento. Siamo nel 1943 e il 10 luglio prende avvio l’Operazione Husky: gli eserciti Alleati sbarcano in Sicilia, sulle coste di Gela, Scaglitti e Licata. Tre mesi dopo viene redatto dal generale Scotten un rapporto passato alla storia con il suo nome, il Rapporto Scotten appunto. In uno scorcio politico e storico di fondamentale importanza per la politica, scopriamo come gli eserciti americano e inglese siano scesi a patti con le cosche mafiose di Cosa Nostra per facilitare lo sbarco sull’isola. Il documento, intitolato molto suggestivamente “Il problema della mafia in Italia” è un resoconto dei primi mesi dopo lo sbarco in cui Scotten proponeva fondamentalmente tre soluzioni: un’azione per controllare la mafia, una negoziazione o la rinuncia.

La cartina dell'Operazione Husky
La cartina dell’Operazione Husky

Nonostante siano successivamente emersi documenti e testimonianze che provano come gli Alleati non collaborassero direttamente con la mafia, la criminalità organizzata fu sicuramente inclusa come interlocutore. D’altronde, non si può non tenere conto del delicato momento storico. Nel pieno del conflitto mondiale, a un punto cruciale che avrebbe potuto cambiare in modo decisivo le sorti della guerra, l’ultima cosa che serviva era (anche) uno scontro con la criminalità organizzata. Ma dalle parole del generale Scotten emerge anche il quadro di una situazione ai suoi occhi allarmante per l’accentuarsi della crescente vicinanza dell’esercito agli ambienti mafiosi.

In Guerra per Amore, una scena
We’re in Sicily!

“Questo significa l’accettazione, a un certo grado, da parte degli Alleati del principio dell’omertà”, scrive a un certo punto. Un’importante testimonianza che Pif, già avvezzo alle storie di mafia, non poteva certo esimersi dal raccontare, mostrando come la situazione attuale sia anche figlia delle dinamiche instauratesi al tempo e accendendo una dovuta riflessione sul passato e, soprattutto, sul presente. A distanza di anni, molte tesi sono state avanzate, tra chi sostiene che non sia mai avvenuto nessun accordo e chi invece sostiene il contrario. Ma nella mente rimangono bene impresse le parole agghiaccianti del generale sul sentire popolare, “Agli occhi dei siciliani, non solo il Governo Militare Alleato non è in grado di affrontare la mafia, ma è arrivato addirittura al punto di essere manipolato.”

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