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Il miglior modo per celebrare Ermanno Olmi? Riscoprire un vecchio film: Il Posto

Oltre la retorica del maestro e della sua influenza, rimangono le sue storie semplici e universali

Sandro Panseri ne Il posto, 1961.

MILANO – Se ne andò nel 2018 a ridosso del Festival di Cannes, con tempismo beffardo, perché fu proprio la Croisette a conferirgli, nel 1978, la Palma d’oro per L’albero degli zoccoli, capolavoro che Ermanno Olmi girò nella sua terra natia, romanzo verista per immagini incentrato sulle vite di quattro famiglie di contadini seguiti nella loro quotidianità. Una filmografia, la sua, dedicata alle storie semplici, centrata sull’uomo, quindi universale sebbene profondamente ancorata ai luoghi d’origine.

Ermanno Olmi sul set di Torneranno i prati.

Per ricordarlo – al di là di parole più o meno utili in questi casi – ci sono molti modi, e il nostro consiglio è proprio quello di ritornare al suo cinema, quello recente, come Torneranno i prati, ispirato a un racconto di Federico De Roberto, La Paura, ambientato nel 1917, ma anche (e soprattutto) a quello di ieri, per un viaggio in un’altra Italia: il film si chiamava Il posto, seconda opera da regista, presentata a Venezia nel 1961, storia triste dell’altra faccia del boom economico, racconto di Domenico Cantoni di Meda (Sandro Panseri), che a Milano cerca un pezzo di fortuna, tra case di ringhiera, piatti freddi e il timido amore per Antonietta Masetti (Loredana Detto).

Una scena de Il posto (1961).

Una storia lontana eppure così vicina, antica tanto da risultare moderna proprio come la faccia ancora integra di Panseri, ingenuo provinciale che davanti a quella Milano sempre di corsa rimane senza parole, creatura neorealista in bilico tra cinema e vita. Il film lo potete trovare qui, se riuscite a trovare un po’ di tempo, scivolate quieti dentro la visione e seguite i passi del povero Domenico Cantoni di Meda. Troverete Olmi.

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