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Gael García Bernal: «Complesse, politiche, profonde. Le serie ormai sono come il cinema»

Una nuova serie, la tv, il mondo: Hot Corn ha incontrato a Cannes l’attore messicano

Gael García Bernal a Cannes per presentare la sua nuova serie, Aqui en la tierra.

CANNES – No, Gael García Bernal sembra davvero non riesca a concentrarsi su un solo progetto alla volta, sempre alle prese con una nuova sfida, portata porta avanti in contemporanea a mille altre idee che gli balenano in testa. Dopo la chiusura della serie Mozart in the Jungle e la presentazione del film Museo alla Berlinale, ora torna in Europa al Cannes International Series Festival per la premiere di Aquí en la Tierra. Il thriller politico ambientato nel suo Messico è una storia che ha inseguito a lungo e a cui ha preso parte non solo come interprete ma anche come co-creatore, produttore e regista del pilot. In arrivo per FOX in Sud America dal 20 aprile e ancora inedito in Italia, la serie è uno spaccato socio-politico sulla corruzione e intreccia vicende familiari a battaglie personali.

Bernal in azione sul set di Aquí en la Tierra.

LA TELEVISIONE  «Il cosiddetto piccolo schermo ha fatto passi da giganti e oggi ospita storie che 10-15 anni fa erano impensabili, tanto che il termine stesso “televisione” sembra obsoleto visto che il consumo di prodotti dell’audiovisivo avviene su vari dispositivi. Questo consente agli artisti una libertà incredibile che si espande in un arco narrativo di ampio respiro. Per Aquí en la Tierra siamo già all’opera per la stagione due e poterla vedere per la prima volta a Cannes assieme al pubblico in sala è un privilegio unico.»

LA SERIE «Tutto è nato per gioco, da un’idea lanciata in maniera casuale. È cresciuta come un sogno impossibile nella mia mente ed ha iniziato ad abbracciare il concetto di eredità dai padri ai figli, che non riguarda solo i problemi o i soldi ma anche lo status sociale. Tutti i personaggi cercano un luogo d’appartenenza nel mondo, provano a costruire la propria strada. Prendiamo spunto dalla realtà per raccontare una storia universale».

Bernal all’arrivo al photocall a Cannes.

LA SCENA «La scena più surreale da girare? Quella iniziale della grande festa in maschera dove gli uomini sono vestiti da donne e si abbandonano a qualsiasi tipo di eccesso in una sorta di performance. L’evento ha davvero avuto luogo durante la presidenza Diaz, in Messico, prima della rivoluzione e ci sono stati 43 arresti della polizia. L’unico presente a non essere stato preso in custodia è stato il genero di Diaz. Certo, qui abbiamo proposto una versione romanzata, ma rende abbastanza bene l’idea della realtà dell’epoca».

LA POLITICA «Tutto è politica, tutto. Il nostro intento con questa serie è commentare lo scenario messicano ma in una versione quasi favolistica. Magari nella mia nazione ci fosse qualche figura capace d’indagare sulla corruzione dilagante nelle alte sfere. Purtroppo non è così ma ci siamo presi una licenza poetica nel raccontarla sperando che qualcosa cambi. Lo stesso scenario dell’offerta seriale latinoamericana sta cambiando volto e si sta diversificando, senza fossilizzarsi solo sulle soap che circolano ormai da decenni.»

Bernal in una scena di Aquí en la Tierra.

TV VS CINEMA «La TV permette un respiro più ampio nel racconto e io la amo quanto il cinema. Offre la possibilità di elaborare il percorso di un personaggio senza avere in mente un pubblico ben preciso, ma costruendo un percorso strada facendo senza la necessità di strutturare prima l’arco narrativo, ma adattandosi in modo da mantenere alta l’attenzione. Si alza l’asticella innescando una discussione anche a livello sociale, come so che Aquí en la Tierra farà: alcuni la considereranno un po’ inquietante, ma spero in senso buono per accendere i riflettori sulle ingiustizie e la corruzione, che sono all’ordine del giorno non solo in Messico ma in tutto il mondo».

IL MONDO «Fino a poco tempo fa il cinema contribuiva a far conoscere luoghi lontani nel mondo e quando ero piccolo per me il cinema era la sala sotto casa, che mi permetteva di vedere pellicole provenienti dall’Ungheria o da altri luoghi. All’epoca Google non esisteva e il grande schermo era un canale privilegiato che apriva il dialogo, come ad esempio fece Hector Babenco con Pixote portando alla luce un tema delicato, e poi censurato in Brasile. Ritengo che oggi la censura non sia uno strumento efficace, anzi semmai è la peggiore arma per zittire un’idea».

  • Qui il primo trailer ufficiale di Aquí en la Tierra:

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