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Fortunato Cerlino: «Bastardi a Mano Armata? Finalmente è tornato il cinema di genere»

E poi Gomorra, le sale chiuse e l’assurdo set con Marco Bocci: la nostra intervista ad un grande attore

Fortunato Cerlino in Bastardi A Mano Armata
Fortunato Cerlino in Bastardi A Mano Armata

ROMA – «Finalmente è tornato il cinema di genere!». E a vederlo in azione, tra pallottole, eccessi e sangue, non possiamo non essere d’accordo con Fortunato Cerlino. Infatti, Bastardi a Mano Armata di Gabriele Albanesi (che esce in digital l’11 febbraio, lo trovate su CHILI), in cui è assoluto protagonista insieme a Marco Bocci e Peppino Mazzotta, ci porta in un climax tanto assurdo quanto coinvolgente, mettendoci davanti ad una storia che intreccia passato e presente, vendetta e redenzione. Il tutto consumato (letteralmente) in un uno sperduto chalet di montagna nel quale confluiscono le storie dei tre personaggi. «Interpretare un ruolo come quello di Caligola mi ha permesso di indossare una maschera, di alterare le regole e di divertirmi», ci ha raccontato Cerlino, al telefono, durante una piacevole chiacchierata. «Anche noi in Italia abbiamo storie che non hanno nulla da invidiare a quelle che arrivano dagli USA. In fondo, il cinema di genere lo abbiamo inventato noi…».

Fortunato, ormai possiamo dirlo: con Bastardi a Mano Armata il cinema italiano ha riscoperto i film di genere.

«Sì, e non è un’impressione ma una certezza, e anche la serialità si muove in questo direzione. È una buona notizia la riscoperta del cinema di genere, perché siamo stati maestri e ispiratori, e solo dopo siamo stati cavalcati da altri. Posso dire che stiamo tornando sui nostri passi, perché è un genere che poi ciclicamente torna. Penso a Tarantino, che tanto ci ama. Insomma, questa riscoperta è una notizia positiva».

Bastardi a Mano Armata
Gabriele Albanesi e Fortunato Cerlino sul set

Immagino che da attore recitare in un film dichiaratamente “eccessivo” lascia ampi spazi al divertimento.

«Vero, c’è un codice espressivo molto diverso, il cinema di genere ti fa interpretare una maschera. Finché ci si appoggia su codici naturalistici si può vivere nella provincia di sé stessi, come se la tecnica ti facesse accomodare in un provincialismo personale. Il cinema di genere invece altera le regole, ed è divertente questa maschera tra la credibilità e l’eccesso. Però questo codice devi trovarlo, sapendo di esagerare ma senza risultare finto».

Gomorra ha aiutato questa riscoperta?

«Gomorra è stata utile per uno sblocco: il primo, l’Italia può produrre e competere ad alti livelli. E poi lo sblocco è stato di carattere psicologico, prima c’era sudditanza verso le grandi produzioni estere, ora no. Il costo di Gomorra è un quinto rispetto a quello degli show USA, ma le competenze hanno fatto sì che diventasse una grande serie. Possiamo farle anche noi se c’è una buona idea. Funziona così: quando qualcuno apre una strada a seguire arrivano altri concorrenti. Si è creata una competizione sana, e sono arrivati prodotti italiani ma anche prodotti per il mondo, tutti ambiziosi. Gomorra ha avuto un valore non solo per l’Italia, ma anche per altri paesi europei. Lupin, La Casa di Carta… Francia, Spagna, Italia. Non dobbiamo subire solo le serie americane ma crearne di nostre».

Bastardi a mano armata
Una scena del film

Torando a Bastardi a Mano Armata, cosa hai pensato leggendo la sceneggiatura?

«Il regista (Gabriele Albanesi ndr.) doveva essere in grado di fare un film di genere che fosse vero, superando alcuni equivoci psicologici. Lui ha riferimenti horror e western, abbiamo capito che ci saremo divertiti e ho accettato la sfida insieme a Marco e Peppino. L’ho visto varie volte, il film è coerente con l’idea di base, dalla regia alla fotografia, alla recitazione. Non era semplice, e quello che arriva sul set è figlio della situazione. C’è stato un approccio ludico. Per dire, la violenza ha un codice espressivo molto chiaro, e viene letto in un modo edulcorato. In film così la violenza la si guarda in modo diverso, è sotto un codice espressivo».

Il film esce in digital e il momento storico è delicato per le sale. Cosa pensi della situazione?

«Bisogna avere un doppio approccio: quello romantico che si consuma ovviamente in sala, dove l’esperienza è totale e condivisa. Lì diventa una catarsi pubblica, e vieni coinvolto. Mi manca molto. Ma poi c’è l’aspetto pratico, e visto le circostanza sono felice che esita ancora il mercato, offerto dal digitale. L’esperienza è diversa, ma alla fine avremmo conquistato una doppia prospettiva. Chi ama il cinema tornerà in sala, la serialità è diversa e legata al romanzo, e spesso si fa a gara nel vederle. Ma chi conosce il cinema».

  • Volete vedere Bastardi a mano armata? Lo trovate su CHILI

Qui invece il trailer del film:

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