MILANO – «Una colonna sonora da riscoprire e che mi sento di consigliare ai lettori di Hot Corn? Vediamo un po’…». In attesa della risposta, breve riassunto: dai Mau Mau alle colonne sonore, dalla Torino degli anni Novanta al cinema di oggi, il viaggio di Fabio Barovero aggiunge ora la notevole colonna sonora – appena pubblicata dalla Cinevox (la potete sentire qui e in fondo all’articolo) – di Lasciami andare del compare e amico Stefano Mordini, conosciuto proprio ai tempi dei Mau Mau, quando il regista diresse due video della band, Bàss Paradis e Rosso su nero corpo sette. «Ecco, ho la risposta: dovete riascoltare Gone Girl, colonna sonora firmata dal duo Trent Reznor e Atticus Ross. La consiglio soprattutto per come viene usata nella storia, a sovvertire concetti di genere».
LA COLONNA SONORA – «Partiamo da Lasciami andare: come spesso accade, e mi sembra in sostanza il modo più efficace che ci sia attualmente, ho cominciato a lavorare sul film misurandomi già con le prime immagini girate da Stefano (Mordini, qui la nostra intervista, nda), studiando le ambientazioni, il genere e lo stile che aveva deciso di adottare. Ancor prima di seguire il percorso drammaturgico della storia, credo occorra sempre definire il perimetro dell’estetica della musica insieme al regista, il prima possibile…».
IO E STEFANO – «Con Stefano ho lavorato già su molti film, ci conosciamo da molto tempo. Oggi credo che dopo tanti anni esista una comunanza immediata di intenti e una grande fiducia reciproca. Potrebbero verificarsi imprevisti o cambi di rotta durante la lavorazione ma sappiamo decifrare e perseguire l’obiettivo comune. In tutte le esperienze con in suoi film, da Provincia meccanica in poi, si sono create delle grandi opportunità di creazione e approfondimento musicale».
I RIFERIMENTI – «I miei riferimenti in termini di compositori di colonne sonore? Qui devo dire che seguo da sempre l’uso dell’elettronica nella musica da cinema che fanno proprio Trent Reznor e Atticus Ross (vedi The Social Network, nda). In passato però ho amato molto Gustavo Santaolalla e i lavori che fece per il cinema di Alejandro González Iñárritu, penso a film come 21 Grammi oppure a Babel».
LA PERCEZIONE – «Perché in Italia le colonne sonore sono un po’ bistrattate? Questa è veramente una domanda interessante. Mi chiedo anch’io cosa stia accadendo. Forse molte cose. La modalità di utilizzare un grande tema che si ripete e di ricorrere ai toni classici rischierebbe di rendere il film datato. E già questa impossibilità fa retrocedere il bisogno della musica a un livello inferiore rispetto ad un tempo. Ma non intendo biasimare queste scelte. Infatti credo che un lavoro più chirurgico con le musiche sia più utile al film di questi tempi e di conseguenza bisogna accettare un ruolo meno protagonista. Poi, grazie all’enorme facilità di accesso alle risorse del web, in sede di post produzione può accadere che il compositore incontri il regista mentre sta smanettando sullo smartphone per provare sulle scene del film pezzi di musiche di tutto il mondo e di tutti i tempi. Non è esattamente quello che si narra quando si pensa alla storica relazione creativa tra Fellini e Nino Rota…».
- Qui la nostra sezione Soundtrack.
- Qui potete ascoltare un brano della colonna sonora:
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