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Il mito eterno di Elvis e la missione (quasi) impossibile di Baz Luhrmann

Tupelo, il mito, Parker, la faccia di Austin Butler e la leggenda: ma come sarà Elvis?

Austin Butler in una scena di Elvis di Baz Luhrmann.
Freshly Popped

MILANO – Prima l’assalto a Shakespeare con Romeo + Juliet, poi ecco Giuseppe Verdi e La Traviata con Moulin Rouge, quindi addirittura il verbo di Francis Scott Fitzgerald nonché l’estetica di Robert Redford ne Il grande Gatsby. Non si può dire che al buon Baz Luhrmann sia mai mancato il coraggio, ma questa volta è forse riuscito a compiere l’azzardo degli azzardi, ovvero mettere mano non ad un’icona, ma all’icona per antonomasia: Elvis Presley. Una leggenda in bilico tra musica, cinema, cultura pop e sociologia pura che tanti hanno provato a evocare senza successo e con molti flop. Qualche nome? Kurt Russell per John Carpenter oppure Jonathan Rhys Meyers per la CBS passando per Michale Shannon in Elvis & Nixon.

Elvis
Austin Butler nei panni di Elvis prima che diventasse Elvis, 1954 circa.

Un mito, quello di Elvis, che – soprattutto a quarantacinque anni dalla scomparsa – è materia realmente incandescente perché unisce un fanatismo devoto che supera la musica e rasenta quasi il religioso, tra pellegrinaggi sulla tomba di Graceland e un culto della personalità che ha pochi paragoni non solo all’interno della cultura pop del Novecento, ma perfino nella società moderna in generale (eccetto forse in qualche dittatura). Elvis è Elvis, qualcosa tra Dio e un predicatore, un culto vivo che ancora oggi si tramanda di generazione in generazione, tra Las Vegas, Tupelo e Memphis, magliette e parrucche, vestiti kitsch e musica di livello superiore, incapace di invecchiare di un solo giorno.

Elvis
Un frame del trailer con Tupelo che diventa Disneyland.

Il peso dell’interpretazione è finito tutto sulle spalle di Austin Butler, onesto interprete californiano che dai televisivi The Shannara Chronicles e The Carrie Diaries (ma era finito anche in un piccolo ruolo in C’era una volta a Hollywood di Tarantino nella Manson Family) si è ora ritrovato con addosso un ruolo che può renderlo divo eterno e regalargli l’accesso a Hollywood oppure stroncarlo definitivamente. Elvis è una figura che non ama le mezze misure (mai amate), da sempre, è un personaggio totalizzante e colpisce molto anche ritrovarlo nel primo trailer tanto truccato, già quasi una figura à la glam rock, tra Bolan e Bowie.

Elvis
Il ciuffo e la giacca del periodo Heartbreak Hotel.

Luhrmann ha già ammesso (qui le sue parole in conferenza stampa) di non aver voluto essere filologico e non è certo una rivelazione se viene da un autore che ha portato Shakespeare a Verona Beach mettendo il ciuffo di Leo DiCaprio a Romeo. Con Elvis però la sfida è un’altra: non deludere milioni di devoti del culto Presley, fan che parlano di lui come fosse stato uno di famiglia (perché non lo era, in fondo?). Una cosa è sicura: che vada bene o male (il flm uscirà il 24 giugno), in Elvis finalmente qualcuno (Tom Hanks) farà luce su una delle figure più oscure e inquietanti della cultura pop degli ultimi settant’anni, un villain totale: il Colonnello Tom Parker, responsabile delle decine di pessimi film girati da Elvis e di molto altro, compresa la decisione di non farlo mai cantare fuori dall’America. Staremo a vedere.

  • VIDEO | Il primo trailer di Elvis: 

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Ester Pantano

Su Instagram con Ester Pantano a parlare di Màkari, di musica e di Eartha Kitt

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