VENEZIA – Incontriamo Daniele Luchetti, camicia blu e occhiali dalla montatura verde, nella sala stampa del Palazzo del Cinema inusualmente poco affollata per rispettare le regole anti Covid di Venezia 77. È affiancato da Luigi Lo Cascio, Laura Morante e Adriano Giannini, parte del cast del suo film Lacci – che dopo aver aperto Venezia 77 è disponibile in digitale su CHILI – arricchito da Silvio Orlando, Alba Rohrwacher e Giovanna Mezzogiorno. Un film scritto insieme a Francesco Piccolo e Domenico Starnone, autore del romanzo da cui prende vita. La storia di una famiglia a cavallo tra due generazioni, tra tradimenti, sensi di colpa e rancore in cui il regista mette in scena cosa accade quando finisce l’amore.
L’ADATTAMENTO «Amo i libri di Domenico Starnone. Il suo Lacci credo abbia la maggior parte dei punti di forza nella scrittura. Quando mi hanno proposto di realizzarne l’adattamento ho scoperto che la materia narrativa era cosi forte che resisteva agli urti della trasposizione filmica. Il libro riguarda noi e questo mi permetteva di identificarmi a turno con tutti i personaggi».
LE POSSIBILITÀ «Ho cercato di mantenere in azione ciò che avevo in scena. La sensazione di qualcosa che si sta per spaccare o si ė già rotta. Un lavoro sulla reticenza e la rabbia per gli attori che ho aiutato nel trovare più chiavi interpretative. Sono solito fare tanti ciak per provare più versioni. Un esempio ė la scena in cui Silvio (Orlando, n.d.r.) fa la sua sbraitata, che gli è costata fatica ed energie. La mattina dopo gli ho chiesto di farla sussurrata per vedere se c’era una nuova possibilità per cercare di capire che tipo di vitalità lo scritto nasconde».
IL NON DETTO «Credo sia più importante ciò che abbiamo nascosto tra le parentesi temporali che abbiamo messo in scena. Spesso è più importante di ciò che viene detto. Molte volte l’intelligenza dello spettatore è sollecitata a riempire i buchi. Il copione di Lacci ha una fortuna: ha pochissima trama e si consuma tutta nei primi cinque minuti. È la storia di una coppia che si separa. Nessuna scena seguente ha il peso di dover raccontare la trama, è questa la sfida a cui ci siamo affidati. Questo libro ci dava la possibilità di far accadere le cose e non doverle raccontare».
PUNTI DI VISTA «Le scene dei litigi? Ho scelto punti di vista diversi. Per questo film volevo un suono che fosse quasi di doppiaggio, quasi sterile, un suono che assomigliasse ai vecchi film doppiati. Nella versione originale del film i microfoni sono vicino alla bocca degli attori, li ho cancellati in post produzione. Volevo che la voce ogni tanto fosse totalmente isolata dai rumori di sottofondo. Ho anche improvvisato. Nel film c’è una scena non prevista di cui Luigi non sapeva nulla. Alba aveva montato una furia nei confronti del suo personaggio e ha messo in scena una rabbia reale».
LA MUSICA «All’inizio pensavo di fare Lacci senza musica. Un progetto contradetto quasi subito. Mentre cercavo la musica del ballo iniziale ambientata negli anni Ottanta mi sono imbattuto in Letkiss. Mi sono ricordato che quel brano era anche in Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli che ho citato nei ringraziamenti. Un pezzo che và in contraddizione con lo spirito del film. Poi ho inserito Tre variazioni di Golberg di Bach e un brano di Scarlatti. La musica barocca vuole mettere in ciò che non si può mettere in ordine, come il nostro film».
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- Lacci: la recensione
Qui potete vedere il trailer del film di Daniele Luchetti:
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