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Carlo Sironi: «Io, tra Sole, i Dardenne e gli spettatori del futuro»

Antonioni, la sala e i Dardenne: la nostra intervista al regista in occasione dell’Olbia Film Network

carlo sironi

OLBIA – In tanti lo hanno definito un esordio inconsueto, potente e sorprendente. Sole – lo trovate su CHILI, che segna l’approdo alla regia di Carlo Sironi, è un dramma, ma è anche una storia di formazione. Presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2019, nella sezione Orizzonti, ha poi preso il largo per incontrare il suo pubblico, lasciando loro la storia di Ermanno e Lena, i due giovani protagonisti. Sole mette in gioco questioni molto più complesse di quanto non voglia far apparire, dalla maternità surrogata all’essere genitori di un figlio non biologico, attraverso una visione semplice e tanta umanità. Abbiamo incontrato Carlo Sironi a Olbia, in occasione dell’Olbia Film Network, per parlare del film, delle sue ispirazioni e di un’idea molto semplice da realizzare, per ripartire.

carlo sironi
Carlo Sironi all’Olbia Film Network

SOLE «L’idea è nata da un percorso precedente nei cortometraggi. Io avevo già fatto due film brevi sulla maternità, sulla paternità, su cosa significa diventare genitori in maniera inaspettata. Quello è un territorio talmente vasto che ti viene naturale continuare. Ho fatto una ricerca sulla realtà, sul mondo delle false adozioni, l’assenza di una legge chiara sulla maternità surrogata e i tanti limiti che in Italia portano a tutta una serie di situazioni. Quindi mi sono messo alla ricerca, ho immaginato e trovato questa storia, e ho capito che il film mi interessava raccontarlo non dal punto di vista dei genitori che decidono, costretti o si sentono in dovere, di acquistare un bambino, né dal punto di vista della ragazza venuta a vendere il proprio figlio ma dal punto di vista di qualcuno che doveva solo fingere di essere padre, il personaggio meno coinvolto. La storia, molto drammatica, era una sfida, e il film è nato proprio dall’idea di qualcuno che deve solo fingere di essere padre e arriva forse a diventarlo».

Una scena di Sole, film d’esordio di Carlo Sironi

GENITORIALITÀ – «Credo che la cosa che più mi affascinava sia il fatto che l’unico modo per relativizzare i nostri dispiaceri, i nostri desideri ma anche tutte le nostre ossessioni su noi stessi è prendersi cura di un’altra persona. Quindi anche l’amore con cui crescere un figlio, che non significa necessariamente che quel figlio sia biologicamente tuo. Questa è anche un po’ la sfida del film. Ci sono due coppie, una vera, una finta che si sta formando, diventa una coppia che scopre l’amore: entrambi i padri coinvolti, entrambi finti, hanno lo stesso diritto su questa creatura che è fondamentalmente innocente? Ovviamente da un lato c’è chi compra e chi vende. Chi mercifica e chi è mercificato. Ma è tutto più complesso di così. Non volevo fare un film in cui ci sono i buoni e i cattivi e neanche un film dove chi esce dalla sala pensa “la maternità surrogata è una barbarie”. Perché la questione è complessa, porta molte domande e io la racconto dal punto di vista di Ermanno e Lena che sono due ragazzi giovani, inconsapevoli, inadatti. Il nostro amore come spettatori, il mio amore come regista è per loro. Volevo fare un film molto semplice, sui personaggi e sull’evidenza di alcune cose legate alla nascita e alla genitorialità, che avesse all’interno delle questioni più complesse, senza alzare però nessun polverone».

carlo sironi
Un’immagine del film di Carlo Sironi

TRA GARRONNE E I DARNDENNE «Sono cresciuto guardando i film di Garrone e i film dei Dardenne. Garrone è un cineasta che ci stupisce ogni volta. Sono cresciuto anche scoprendo un tipo di narrazione attraverso il grande cambio sulla drammaturgia e sul linguaggio che hanno fatto i Dardenne e questa idea che il percorso che testimoniano è quello di ritornare umani, perché spesso ci scordiamo quanto i rapporti, la società e tutta una serie di cose ci portano lontani da quella che è una natura nascosta. Questa cosa drammaturgicamente mi ha sempre molto affascinato. Il silenzio di Lorna per me è un film fondativo. In Sole c’è sicuramente un’ispirazione a quel dilemma morale, però a livello linguistico, che poi è la cosa più importante del cinema – come tu decidi di raccontare una cosa –, sono molto diversi. I film dei Dardenne sono dei film di sopravvivenza, di guerra, mentre invece Sole è veramente un film molto differente. Poi chi ci ha visto un riferimento o un’ispirazione, mi lusinga e basta».

carlo sironi
Una scena di Sole

ALBERTO SIRONI «Non so quanto c’è dell’influenza di mio padre. Rispetto al cinema avevamo gusti molto diversi, invece quando ero più giovane lui ha condiviso con me molte cose soprattutto di letteratura, che secondo me sono rimaste nei film. Eravamo tutti e due pazzi di Simenon, quindi queste atmosfere in cui anche i personaggi stessi non capiscono qual è la loro direzione, colpi di coda improvvisi, è una cosa che ci ha sempre interessato molto. Ne parlavamo sempre. Poi, ovvio, è difficile capire fino a che punto, perché uno cresce con una persona che ti mostra dei film, ti mostra un modo di vedere le cose che può essere anche molto diverso. Al cinema avevamo gusti molto differenti, io mi ricordo che consideravo Antonioni il più grande del cinema italiano e lui questa cosa la odiava, era molto in disaccordo su questa cosa».

Alberto Sironi sul set di Montalbano

RIPARTIRE «Prima di tutto bisognerebbe fare un discorso di comunicazione. Questo è quello che si fa per tutte le cose che hanno un sistema industriale e che sono legate allo Stato. In questi mesi si è creata un ulteriore incognita sulla sala cinematografica perché comunque siamo stati chiusi e siamo stati attaccati a degli schermi piccoli o medi e si sono creati come due partiti, come Destra e Sinistra. Quella che secondo me sarebbe la cosa più importante da fare, una cosa che io continuo a dire e vorrei trasformare in concreto, è quella di creare delle strutture che educhino al patrimonio culturale cinematografico. Come ai ragazzi viene insegnato che Giotto, Raffaello e Leonardo da Vinci sono state delle figure fondative per l’arte, allo stesso tempo bisognerebbe insegnare che De Sica, Fellini, Antonioni sono stati delle figure fondative del cinema mondiale. Questa cosa non si fa, o non si fa abbastanza, e ci devono essere dei luoghi addetti in cui viene rappresentata la regione, lo Stato in questo senso. Per me il fatto che a Roma non ci sia una Cineteca da molti anni è una mancanza assurda. Se un ragazzo viene formato avendo la sensazione che le piattaforme siano l’unica scelta possibile, che andare al cinema sia come andare a un concerto, come un evento straordinario, c’è un problema. Se fai vedere i film gratuitamente ai giovani, vedrai che alcuni si appassioneranno al cinema e saranno gli spettatori del futuro».

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