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Da Alta Fedeltà a Western Stars | Tutte le volte di Bruce Springsteen al cinema

Un film con il Boss è raro, nonostante abbia un legame forte con il grande schermo

Bruce Springsteen
Bruce Springsteen

LONDRA – Stephen King una volta si è lamentato del fatto che Bruce Springsteen non sia mai diventato un attore. E, a giudicare dai suoi video musicali, è ovvio che sarebbe stato dannatamente bravo. King è persino arrivato al punto di ritenere Bruce la scelta migliore per interpretare Larry Underwood in The Stand, ed è difficile discutere con la sua logica, guardando i video di I’m On Fire e Glory Days. Ha tutti i segni distintivi di un grande attore, che ricorda Robert Mitchum o Viggo Mortensen. Nonostante tutte le sue esibizioni di alto livello sul palco, al di fuori delle luci e dei concerti, Bruce Springsteen si muove e parla con calma e attenzione, restando fin ora avvezzo ad apparire sul grande schermo, nonostante abbia appena firmato la regia di Wester Stars, film-concerto dove introduce, enfaticamente, i brani del suo ultimo album.

A conti fatti, escluso Wester Stars, Springsteen ha recitato solo una volta in un film: Alta Fedeltà, rubando letteralmente la scena. Anche se stava solo interpretando se stesso, seduto su una sedia, dispensando saggezza e lanciando stoccate di blues sulla sua vecchia Telecaster butterscotch. Per l’autore e amante di lunga data del Boss, Nick Hornby, deve essere stato strabiliante. Del resto, la scena non compare nel romanzo, ma John Cusack e i suoi co-autori hanno avuto l’idea, e Cusack conosce abbastanza bene Bruce Sprinsgteen che non ha avuto difficoltà a convincerlo. L’unica apparizione di Springsteen come “vero” personaggio fu invece sul piccolo schermo, accanto al suo capitano di lunga data Steve Van Zandt, in Lilyhammer, show tv umoristico in salsa Scandi-noir con spruzzate di mafia movie. Springsteen appare nel finale della terza stagione, nell’episodio diretto dallo stesso Van Zandt, che ha ammesso di aver provato un po’ d’ansia nel dirigere il suo compare, che conosce da cinquant’anni.

Bruce Springsteen in Lilyhammer

Anche se è apparso in un solo titolo, Bruce Springsteen ha contribuito, attraverso la sua musica, a far grandi alcuni film. In particolare, ha vinto un Oscar, un Golden Globe e un Grammy nel 1994 per la sua canzone Streets of Philadelphia, da Philadelphia di Jonathan Demme. Nella canzone c’è tutto Bruce, sincero e schietto. Non c’è grazia salvifica nella fratellanza, solo un “bacio senza fede” e un protagonista lasciato da solo per le strade. E il video cult, grigio e malinconico, ingigantisce l’impatto della canzone. Bruce è stato nominato per un altro Oscar due anni dopo, questa volta per la canzone Dead Man Walkin, che ha scritto per l’omonimo film di Sean Penn. Penn si fidanzò brevemente con la sorella di Bruce, Pamela, ma lui e suo cognato rimasero indissolubilmente legati oltre la fine di quella relazione. Diventando spiriti affini, anche attraverso la loro arte.

Penn avrebbe poi basato The Indian Runner sulla canzone Highway Patrolman, contenuta nel granitico Nebraska – a sua volta inciso con l’influenza di Badlands di Terrence Malick. E non finisce qui, perché Bruce Springsteen, per l’amico Sean, ha scritto un’altra traccia, The Missing, che trovate in 3 Giorni per la Verità con Jack Nicholson. Non che Penn sia l’unico cineasta a trovare una spalla in Bruce. Il regista John Sayles, per esempio, è suo amico da molto tempo, fin quando Springsteen gli ha dato il permesso di usare Adam Raised A Cain in Baby, It’s You. Bruce è stato colpito dal film di Sayles e lo ha assunto per dirigere i video musicali di Born In The U.S.A., I On On e Glory Days. Per coincidenza, l’album che conteneva queste tre canzoni, Born In The U.S.A., ha anche una connessione cinematografica. Bruce “prese in prestito” il nome da una sceneggiatura che vide nella casa di Paul Schrader.

Schrader alla fine ha ribattezzato il suo film La Luce del Giorno e, allora, Springsteen ha scritto la canzone (Light of Day) poi interpretata nel film da Michael J. Fox e Joan Jett. Sayles e Springsteen sarebbero tornati nel 1999 per il film Limbo di John Sayles, che presenta la ballata di Springsteen Lift Me Up sui titoli di coda. Il film racconta la storia della relazione tra il tuttofare di David Strathairn e il cantante di night club di Mary Elisabeth Mastrantonio. Dopo che il fratello di Strathair si è scagliato contro una banda criminale, i due amanti sono bloccati su un’isola remota, incerti se verranno trovati da amici o nemici. Il suono di un motore dell’aereo in avvicinamento lascia così il posto agli accordi della canzone, parte la grancassa e lo schermo si dissolve al nero. Probabilmente il miglior uso di una canzone di Springsteen in un film.

Se la meravigliosa The Wrestler impreziosice ancor di più il capolavoro con Mickey Rourke, più recentemente, i brani di Springsteen hanno trovato una dimensione molto appropriata: prima la miniserie HBO di David Simon, Show Me A Hero. In sei episodi, Simon racconta la vera storia del più giovane sindaco in America (Nick Wasicsko, interpretato da Oscar Isaac). Sei episodi che presentano non meno di otto canzoni del boss, in particolare la testa Gave It A Name. Poi lo splendido Blinded by the Light di Gurinder Chadha, basato proprio su suoi brani fondamentali. Così, se i suoi famosi amici del cinema non hanno attirato Bruce Sprinsgteen sul set in modo più sostanziale, sembra che dovremo accontentarci del suo contributo alla Settima Arte limitato “solo” alle canzoni delle colonne sonore. Ma considera questo, Bruce Springsteen ha dimostrato di saper scrivere (in prosa) in modo straordinario, come dimostra la sua biografia best-seller Born To Run (poi diventata il musical di Broadway, che trovate su Netflix). Allora ci viene da pensare: cosa potrebbe creare con una sceneggiatura vera e propria? Per scoprirlo, saremmo disposti anche a pagare.

Articolo a cura di Marck Grassick, qui l’originale dal nostro sito inglese

  • Qui potete vedere il trailer di Wester Stars:

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