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Black Panther e la diversità che produce ricchezza

Il film di Ryan Coogler incassa 350 milioni di dollari e potrebbe cambiare per sempre Hollywood

«Credo sia molto importante, soprattutto in questo momento storico…», ci aveva confessato qualche settimana fa, al telefono da Los Angeles, Ray Fisher – ovvero il Cyborg di Justice League, fresco di firma per True Detective 3 – riflettendo su come, e quanto, i cinecomics da qualche tempo a questa parte stiano includendo sempre più attori afroamericani. E non solo. Fino a qualche anno fa sembrava una questione riservata unicamente a uomini bianchi, da Batman a Iron Man, adesso invece la parola d’ordine nei corridoi degli Studi Marvel e DC a Hollywood è solo una: diversità. «Perché il pubblico deve potersi immedesimare», ci aveva spiegato Fisher, «ed è importante che nei film ci sia la rappresentazione di tutti i tipi di persone. E sa una cosa? Penso soprattutto ai bambini di colore che andavamo al cinema e si ritrovavano sul grande schermo i buoni che erano sempre ed esclusivamente bianchi…».

Ray Fisher in Justice League. L’attore ha appena firmato per True Detective 3.

E così, se gli 819 milioni di dollari incassati da Wonder Woman hanno (finalmente) sgomberato il campo dal falso mito che le supereroine fossero box office poison – veleno per il botteghino, per citare Harry Brandt, ma già Lucy con Scarlett Johansson aveva dimostrato il contrario – dopo aver visto Luke Cage su Netflix, il Cyborg di Fisher nonché Tessa Thompson in Thor: Ragnarok, ecco il boom di Black Panther – 361 milioni di dollari incassati in quattro giorni – cinecomic diretto da Ryan Coogler, un regista afroamericano transitato in cinque anni da un film di protesta contro le brutalità della polizia verso i neri (Fruitvale Station, recuperatelo se potete) a un supereroe di colore nato nel 1966 come il Black Panther Party, il movimento delle Pantere Nere, fondato nell’estate dello stesso anno a Oakland, San Francisco. Dov’è cresciuto Coogler.

Ryan Coogler con Andy Serkis sul set di Black Panther.

«Ricordo che entravo nel negozio Dr Comics & Mr Games di Piedmont Avenue e chiedevo se avessero qualche eroe nero che assomigliasse a me», ha ricordato lo stesso Coogler allo scorso Comic-Con, «poi con il tempo ho scoperto che per i personaggi di Magneto e Professor X, Stan Lee si era ispirato a Martin Luther King e Malcolm X. E così alla fine sono arrivato anche a Lucas Bishop, Alfiere di X-Men (Omar Sy nel film, nda). Fu una rivelazione». Così, in un momento in cui l’America è divisa come non mai e Trump continua a gettare irresponsabilmente benzina sul fuoco, per una volta Hollywood si assume le proprie responsabilità, tanto che nel 2020 avremo anche Cyborg, film interamente dedicato al personaggio di Victor Stone, mentre sul web già si azzarda il futuro: a quando un film su Hawkman, supereroe DC di origini egiziane?

Leggi anche: La svolta politica di Black Panther.

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