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Tra algoritmi e pellicola: il cinema e la sfida dell’intelligenza artificiale nel panel ACEC a Ciné 2025

Da Riccione si esplora il futuro dell’audiovisivo con uno sguardo umano e un pizzico di ottimismo grazie all’iniziativa di ACEC.

Da sinistra: Giulio Base, Carlo Rodomonti, Lucia Cereda e Don Gianluca Bernardini
Freshly Popped

RICCIONE – In un momento storico in cui l’intelligenza artificiale avanza a ritmi vertiginosi, anche il cinema – lo sappiamo – si trova a dover (e deve) fare i conti con una trasformazione profonda. Ma il futuro, a sentire chi lo sta costruendo oggi, potrebbe non essere poi così distopico come si pensa. Anzi.

Il titolo del panel organizzato dall’ACEC

In occasione della 14esima edizione Ciné, durante le Giornate di Cinema 2025, l’ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) in collaborazione con The Hot Corn ha organizzato il panel con diversi esercenti e operatori del settore, per sottolineare come il momento che l’industria cinematografica sta attraversando vada visto come occasione per guardare avanti, senza dimenticare che dietro ogni proiettore c’è, prima di tutto, una persona. E dietro ogni spettatore, un bisogno di connessione. Nella sala Polissena del Palazzo dei Congressi si è parlato di tecnologia, creatività e umanità. A condurre il confronto e i talk Don Gianluca Bernardini, presidente ACEC.

Ad esser salito per primo sul palco il regista e Direttore del Torino Film Festival Giulio Base. La sua riflessione – introdotta anche da curiosi aneddoti personali – è stata tanto lucida quanto concreta, pragmatica: ”Chi entra in una sala oggi compie un piccolo grande atto di resistenza. La sala è un luogo che ci obbliga a rallentare, a non saltare, a non interrompere, a non ‘skippare’. Il silenzio condiviso è già relazione. Lì dentro, nel buio, siamo tutti uguali”. L’uso dell’IA è fondamentale, e il suo uso e la sua trasformazione inevitabile: ”L’intelligenza artificiale – ha continuato Base – è un mezzo, non un fine. E il fine è, e resterà sempre, la comunità. L’intelligenza artificiale non può scrivere le storie che ci salvano, non può piangere, non può commuoversi”.

A prendere il testimone subito dopo, Lucia Cereda, Responsabile dello sviluppo di Medusa Film, che ha parlato principalmente dello strumento cinematografico come potente mezzo antropologico, sociale. Film come Divorzio all’italiana, Una giornata particolare, Indovina chi viene a cena, Kramer contro Kramer hanno trattato con delicatezza e arguzia temi incendiari per la società dell’epoca. Oggi – ha concluso la Cereda – più che mai le persone cercano storie che li ispirino, che parlino alla loro complessità, che diano senso e visione”.

Lucia Cereda, Responsabile dello Sviluppo Medusa

In chiusura, Carlo Rodomonti Head of Marketing & Innovation RAI Cinema e Presidente Unione Editori e Creators Digitali ANICA è andato subito dritto al punto: “L’idea di un cinema algoritmico è una follia. Noi siamo la complessità, l’emozione, il non prevedibile”. Cambia l’utente, cambia il produttore e il creativo, ma ”non bisogna semplificare e dividere la questione in buoni e cattivi”. Nel suo talk di chiusura Rodomonti ha poi ulteriormente voluto sottolineare come l’attuale frammentazione dell’offerta – tra streaming, social e contenuti generati dall’utente – rende la sala un luogo ancora più prezioso: “Ribadiamo la centralità dei luoghi fisici. Dobbiamo studiare il futuro per piegarlo alla comunità e all’emozione condivisa”. Se l’IA è la grande incognita del presente, il cinema può scegliere di affrontarla non con paura, ma con coscienza. È questo il messaggio che ACEC ha voluto trasmettere a Ciné 2025: non una difesa nostalgica del passato, ma una visione critica e costruttiva del domani. Perché il cinema, per quanto possa evolversi, resta prima di tutto un linguaggio umano. E finché ci sarà qualcuno disposto a entrare in sala, spegnere il telefono e lasciarsi sorprendere, ci sarà sempre spazio per la magia della settima arte.

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